Roma, 19 nov. (askanews) – I negoziati sul cambiamento climatico alla COP30 stanno entrando in una fase cruciale, e la nazione ospite, il Brasile, sta facendo forti pressioni tper ottenere progressi tangibili su questioni chiave: inasprimento dei Piani Climatici Nazionali, il Finziamento climatico, le barriere commerciali connesse al clima e il miglioramento del “Reporting”, ovvero come i Paesi riferiscono e certificano eventuali progressi.
La presidenza brasiliana della trentesima Conferenza Onu sul clima ha inviato una lettera diretta alle nazioni e pubblicato un testo di bozza che spinge per decisioni su questi quattro aspetti, inizialmente non inclusi nell’agenda ufficiale. In sostanza, vengono chiesti piani più ambiziosi per tagliare le emissioni e la definizione di dettagli concreti per erogare i 300 miliardi di dollari di aiuti climatici promessi alle nazioni vulnerabili.
Il Presidente della COP30, André Correa do Lago, ha fissato per oggi il termine per raggiungere un accordo su questi temi, nella speranza di sbloccare i negoziati prima della chiusura prevista per venerdì. E oggi torna ai colloqui anche il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva.
Oltre 80 nazioni, sia ricche che povere, hanno chiesto una “road map” dettagliata per la graduale eliminazione o transizione dai combustibili fossili. Un accordo del 2023 ha sancito il principio della “transizione”, ora si chiede di definire il “come”.
La Colombia, pur essendo un paese produttore di petrolio e carbone, si è schierata in prima linea in questa battaglia. “La nostra decisione categorica, supportata dalla scienza e dalla gente, è di eliminare gradualmente i combustibili fossili”, ha dichiarato la ministra dell’Ambiente colombiano Irene Vélez Torres, annunciando la volontà di non concedere nuovi contratti di esplorazione petrolifera. “Da qui dobbiamo uscire con un appello per una road map. Non c’è altro modo”, ha aggiunto.
Tuttavia, la proposta della presidenza su come affrontare l’addio ai combustibili fossili ha suscitato reazioni contrastanti. Ana Toni, CEO della COP30, ha ammesso che non solo le nazioni produttrici di petrolio sono contrarie, ma anche altri paesi vedono la road map come un insieme di nuovi, indesiderati obblighi.
Con una nota procedurale, do Lago ha lasciato intendere che, poiché il principio della transizione è già stato approvato all’unanimità nel 2023, la road map per attuarla potrebbe non richiedere lo stesso strettissimo consenso, offrendo un potenziale varco per un accordo. questo delicato equilibrio tra ambizione e consenso.

