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mercoledì, 10 Settembre, 2025
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Corpi e performance per amplificare la Collezione Peggy Guggenheim

Venezia, 10 set. (askanews) – Una serie di performance nel giardino della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia per amplificare il dialogo tra la mostra di Maria Helena Vieira da Silva e il presente, i giovani artisti e i loro corpi. La terza edizione di “Avvenimento” è stata un momento di contaminazione tra discipline e di dialogo tra diversi momenti dell’arte. “È un po’ questo il senso di Avvenimento – ha detto ad askanews Michela Perrotta, coordinatrice dei programmi per il pubblico della Collezione Peggy Guggenheim – ossia quello di far accadere delle cose in questo spazio in cui prendono forma delle nuove espressioni artistiche che sono quelle performative e quelle della danza, del teatro in una cornice chiaramente straordinaria”.

L’elemento del luogo, la sua densità storica e culturale, sono elementi decisivi, e gli spazi della Peggy Guggenheim diventano il luogo nel quale il pubblico può entrare dentro l’arte, in questo caso attraverso una serie di performance dedicate al tema dello studio d’artista e a quello che accade “dietro le quinte” della creazione. “L’idea curatoriale che sta dietro all’edizione di quest’anno – ha aggiunto Edoardo Lazzari, curatore della serata – è stata appunto tratta dalle opere di Maria Heena Vieira da Silva e in particolare diciamo dalla sua ossessione riguardo allo spazio e allo studio che viene tradotta e reinterpretata in questo ambito, questa serata come lo studio come spazio metaforico, ma anche come spazio fisico dell’artista, quindi in cerca in qualche modo quello che abbiamo cercato di fare è stato di mettere davanti agli spettatori delle opere come se si entrare dentro lo studio di un artista dentro il processo ancora in corso della creazione di un’opera d’arte”.

Anche il terzo capitolo di “Avvenimento” rappresenta un’occasione per offrire una ribalta ad artisti e performer giovani, attivi sulla scena veneziana, cosa che rinnova la relazione con il territorio che ha sempre ispirato la visione di Peggy Guggenheim. E poi c’è il desiderio di attualizzare ancora di più il senso di una collezione così storicizzata. “In qualche modo – ha concluso Michela Perrotta – le arti performative ci danno la possibilità di portare dentro questi spazi la vita, che è appunto l’artista che vive, che respira, che opera qui dentro e che dà anche un momento di bellezza in questo periodo in cui appunto le generazioni di artisti appunto emergenti contemporanei ma anche il pubblico stesso ha bisogno del museo, ha bisogno dello spazio artistico per salvarsi”.

E in questo costante desiderio di trovare nuove risposte di fronte alle manifestazioni dell’arte, risposte che valgano per la nostra vita, c’è probabilmente il senso più profondo di questo “Avvenimento” veneziano.