Roma, 15 giu. (askanews) – Con ben 7 prime assolute su 9 progetti in programma – firmati da alcuni dei più alti esponenti dell’espressione artistica e culturale del panorama italiano, di generazioni e linguaggi diversi – si svolgerà dal 25 settembre al 22 ottobre il 78esimo Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza con la direzione artistica di Ermanna Montanari e Marco Martinelli: un progetto del Comune di Vicenza, in collaborazione con l’Accademia Olimpica e la Biblioteca civica Bertoliana, con il sostegno del Ministero della Cultura e della Regione del Veneto, il coordinamento artistico del Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia e il coordinamento generale della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza. Il 78° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico è sostenuto inoltre come sponsor da Agsm Aim e Burgo Group. L’edizione 2025 del Ciclo di Spettacoli Classici è la seconda affidata alla cura e alla visione di Montanari e Martinelli, una coppia di arte e di vita, fondatori del Teatro delle Albe e di Ravenna Teatro, 15 premi Ubu in due e tanti altri riconoscimenti nazionali e internazionali. Un biennio dunque alla direzione di uno dei festival teatrali più prestigiosi e longevi nel teatro coperto più antico del mondo, capolavoro e ultima opera progettata da Andrea Palladio, inserito dall’UNESCO tra i beni patrimonio mondiale dell’umanità. Un’eccellenza culturale che non ha mai smesso, nel corso della sua storia, di interrogarsi sul ruolo dei classici nella contemporaneità. Il tema dell’edizione 2025 rimane quello del “Coro”, che segna in modo unitario la programmazione del biennio, visivamente tradotto nel manifesto firmato da un grande artista e sperimentatore come Igort. “Abbiamo pensato a questo biennio del Ciclo dei Classici al Teatro Olimpico come un dittico unitario all’insegna del ‘Coro’, una parola che nasconde in sé molte pieghe e svela di volta in volta forme sorprendenti: coro è la giuntura scenica dell’io e del noi; coro è il farsi comunità scenica, scintillio della polis, politico, in un’epoca che innalza muri tra la massa spersonalizzata e il più disperato individualismo; coro sono quelle figure singole abitate da moltitudini di voci, come Meredith Monk, che, al suo ritorno in Italia dopo anni di assenza, ha segnato nel maggio 2024 il prologo emblematico di questa nostra presenza all’Olimpico. Sospeso tra musica, voce, danza, il coro è il segreto dionisiaco che emerge alle origini dell’arte teatrale in Occidente, la cui luce è ancora oggi gravida di futuro. Gli artisti di questa edizione porteranno le loro opere ideate apposta per lo spazio dell’Olimpico, degli unicum che avremo il privilegio di incontrare” affermano i due direttori artistici a proposito di un’edizione che anche quest’anno sarà diffusa, abitando – oltre al Teatro Olimpico – la Basilica Palladiana, il Teatro Comunale, il Teatro Astra e Palazzo Cordellina, attraversando l’intera città di Vicenza e coinvolgendo i suoi cittadini. Alot, Roberto Latini, Salvatore Sciarrino, Marco Martinelli, Claudia Castellucci, Igort, Anagoor, Masque Teatro e Vinicio Capossela sono gli artisti che daranno voce a un programma lungo quasi un mese, articolato in 9 spettacoli di cui 7 prime assolute, 1 prima regionale, 1 chiamata pubblica e 2 cicli di incontri di approfondimento.
In un momento storico drammatico, segnato da tragici conflitti di portata globale, dalla crisi climatica così come da quella democratica e sociale, è un’inaugurazione nel segno della fiducia nel futuro e nell’arte come via maestra per l’incontro fra culture, dialogo fra i popoli e comprensione del mondo quella del 78° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico. Il programma si apre infatti il 25 settembre in Basilica Palladiana con la Prima Assoluta di VENI, a goodbye della giovanissima formazione Alot, un collettivo teatrale composto da 13 elementi di età media 25 anni, formatosi a Milano nel 2022, e che debutta sulla scena nazionale proprio a Vicenza. Il progetto, uno spettacolo musicale corale con interventi grafici dal vivo in tempo reale, nasce da una ricerca sulla tradizione dei canti polifonici del Mediterraneo compiuta fra il 2022 e il 2024 in Sardegna con i Cantores del Cuncordu di Orosei, in Corsica con il gruppo Tempvs Fvgit e in Sicilia con i Lamentatori dell’Arciconfraternita di Mussomeli. Il repertorio di VENI, a goodbye comprende segmenti di canti sacri a 3 e a 4 parti vocali in lingua latina, preghiere distillate con cura per lasciare evaporare il loro più stretto contenuto religioso e farne emergere la ricerca di una risposta, di ascolto e di vicinanza, che esseri umani rivolgono ad altri esseri umani, e non più solo ad un interlocutore divino. Sul palcoscenico del Teatro Olimpico arriva il giorno seguente, 26 settembre, la Prima Assoluta di Ànghelos del pluripremiato attore, regista e drammaturgo Roberto Latini, personalità di primissimo piano della scena teatrale contemporanea. Prodotto dal Teatro della Toscana, Ànghelos è una tappa autonoma nel percorso che porterà al palcoscenico una riscrittura de Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini. “Una bella occasione per considerare Pasolini feat. Giambattista Andreini, John Milton, Wim Wenders, Euripide”, come scrive lo stesso Latini nelle suggestive note di regia. “L’angelo è il messaggero, colui che arriva tra gli uomini e racconta quanto gli uomini non sanno, porta il suo messaggio” – la “buona novella”, ovvero il Vangelo – “lo svolge, lo racconta, lo consegna, lo affida”. E soprattutto, davanti al Sepolcro, pone una domanda: Chi cercate? Quem Quaeritis? Una domanda che potrebbe essere rivolta al pubblico in platea. Lo spettacolo andrà in replica il 27 settembre. Il 1° ottobre al Teatro Olimpico occasione imperdibile per assistere all’opera di un genio della musica contemporanea, Il novello Perseo di Salvatore Sciarrino, una nuova versione dell’opera Perseo e Andromeda scritta dal Maestro nel 1990, dopo aver frequentato per alcuni anni il Centro di Sonologia Computazionale, un centro di ricerca multidisciplinare animato da musicisti e scienziati per indagare la computer music. Al CSC Sciarrino compì alcuni esperimenti che lo portarono a realizzare un’opera in cui il canto delle voci fu sostenuto dai suoni elettronici prodotti da 4 computer. 24 anni dopo la prima esecuzione di Perseo e Andromeda al Teatro di Stoccarda, questa nuova versione amplia l’organico strumentale, integrando i suoni dei computer con nuove pagine orchestrali che espandono le dimensioni dello spazio timbrico, e rinnovando il dialogo fra le voci, i suoni di sintesi spazializzati e i nuovi colori dell’orchestra. La Prima esecuzione assoluta de Il novello Perseo è promossa dall’Accademia Olimpica di Vicenza in occasione del 470° della propria fondazione e del 440° dell’inaugurazione del Teatro Olimpico, e dalla Scuola di Ingegneria dell’Università degli Studi di Padova, in occasione del 150° anno di attività, in collaborazione con il Centro di Sonologia Computazionale (CSC-DEI) dell’Ateneo. L’opera è stata commissionata al Maestro Salvatore Sciarrino dalla Fondazione Orchestra di Padova e del Veneto, che la eseguirà all’Olimpico con la direzione del Maestro Marco Angius. Sempre al Teatro Olimpico, il 4 ottobre andrà in scena in Prima Regionale l’esito della chiamata pubblica – una pratica cara alle Albe, un invito rivolto alla cittadinanza a “farsi luogo”, farsi comunità, nell’epoca dei non-luoghi e della frantumazione del senso comunitario – rivolta agli adolescenti della città di Vicenza: si tratta di Lisistrata, riscrittura da Aristofane, fra le ultime creazioni di Marco Martinelli. Una scelta, incarnata nei tempi che stiamo vivendo. La commedia di Aristofane andò in scena per la prima volta nel 411 a.C., mentre la guerra con Sparta e la crisi politica attanagliavano la città. L’autore greco crede che la pace non possa più arrivare dagli uomini e affida la sua causa a una donna, Lisistrata – “colei che scioglie gli eserciti” – e che per raggiungere l’obiettivo di far deporre le armi agli uomini, organizza con le altre donne della polis una semplice azione: lo sciopero del sesso. Lisistrata è un nuovo atterraggio di Sogno di volare, un progetto quadriennale (iniziato nel 2022) del Parco Archeologico di Pompei in collaborazione con Ravenna Festival che vede Martinelli lavorare su quattro commedie di Aristofane con oltre trecento adolescenti dell’area vesuviana, dove è ancora sentito il rischio di dispersione scolastica, disoccupazione ed emigrazione giovanile. Un progetto in diretto collegamento con la non-scuola, pratica teatral-pedagogica fondata nel 1991 insieme a Ermanna Montanari e che negli anni ha ottenuto due Premi Ubu e il Premio ANCT dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro. Inoltre, la regina del pop mondiale, Madonna, che in occasione della una sua visita a Pompei lo scorso anno ha avuto modo di assistere a Pluto. God of gold, ha deciso di finanziare direttamente l’edizione 2025 del progetto nato dall’incontro fra Martinelli e il Direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel. Al Teatro Olimpico sarà poi la volta di una personalità che ha inciso profondamente nel panorama internazionale del teatro contemporaneo: Claudia Castellucci, vincitrice del Leone d’Argento alla Biennale di Venezia nel 2020, è drammaturga, coreografa e cofondatrice di Socìetas Raffaello Sanzio. Al Ciclo di Spettacoli Classici, Claudia Castellucci presenta in Prima Assoluta il 9 ottobre (con replica il 10 ottobre) Ballo Improprio, una danza eseguita dalla Compagnia Mòra sui Canti Znamenny della tradizione russa, cantati dal vivo dal Coro In Sacris di Sofia, Bulgaria. Lo spettacolo ribalta il concetto, molto dibattuto in questi ultimi anni, di appropriazione culturale, spostando la riflessione su un altro piano, a partire da una domanda precisa: è giusto utilizzare in modo “improprio” un repertorio di canti della liturgia ortodossa e di danze popolari dalla tradizione secolare, togliendole dalla loro matrice religiosa? Forse proprio attraverso l’abitazione di una materia “aliena” e l’abbandono di forme ed estetiche conosciute e “a portata di mano” si riesce a trovare la dimensione reale del guardare lontano, del guardare oltre, tentando di riallineare danza e moto universale. Tra movimenti rituali, abiti cerimoniali e cadenze ritmiche che dovranno necessariamente confrontarsi con le architetture del Teatro Olimpico, Ballo Improprio sarà “un’occasione di eccezionale esperienza di ciò che significa misura e comprensione’. Il giorno seguente, l’11 ottobre, ci si sposta al Teatro Comunale di Vicenza per il particolare progetto, anche questo in Prima Assoluta, di Igort, che oltre a essere uno dei grandi maestri del fumetto d’autore internazionale – tra i protagonisti della scena indie italiana degli anni ’80 (Linus, Alter Alter, Frigidaire) ed esponente di spicco del graphic journalism – è anche sceneggiatore e regista e musicista. Il suo I dispacci di Delmore è un progetto in bilico fra reading e immersione nella musica, una riflessione sul sogno americano – sul suo mito e sulla sua decadenza – ispirato da Delmore Schwartz, poeta e scrittore statunitense, mentore di Lou Reed: una figura che ha influenzato scrittori come il Premio Nobel Saul Bellow e Philip Roth, per citarne soltanto alcuni. Da questo punto di partenza, un affresco di parole e suoni che riguardano alcune personalità di spicco della cultura americana del secondo Novecento, poeti e artisti fuori dagli schemi, indipendenti dal mainstream, la cui influenza è ancora presente in tutta la cultura contemporanea. Fra questi, le poetesse Silvia Plath e Anne Sexton, illustri esponenti della poesia confessionale; artisti come il padre della pop art Andy Warhol e scrittori radicali come William Burroughs; cantanti e musicisti che hanno scritto la storia del rock come Lou Reed e Alan Vega, fondatore dei Suicide; icone come Nico e figure tragiche come la star della golden age del cinema porno Kandi Barbour.
Compagnia vincitrice del Leone d’Argento alla Biennale di Venezia 2018 ma anche collettivo e laboratorio aperto in continua evoluzione Anagoor è una delle realtà più originali e rigorose della scena contemporanea, creatrice di un “teatro in perenne tensione tra la balbuzie della barbarie e lo splendore del neoclassico” come sintetizza la stessa compagnia veneta fondata da Simone Derai, che dalla sua nascita nel 2000 porta avanti un’estetica densamente iconica, in cui le performing arts dialogano incessantemente con la dimensione ipermediale. Il 18 e 19 ottobre presentano in Prima Assoluta al Teatro Olimpico una rilettura delle Baccanti di Euripide. In questa nuova creazione – realizzata per il Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale -, Anagoor guida gli allievi dell’Accademia Teatrale Carlo Goldoni, immergendoli in un’esperienza che unisce rito, poesia e teatro. Estasi e sovversione. Partendo dalla ricerca sullo stato di trance come strumento poetico e scenico, mutando il bosco risvegliato della primavera in un oscuro sabba notturno, lo spettacolo di Anagoor indaga il senso di identità e di appartenenza, definisce il teatro come spazio di elezione del rito di iniziazione, trasforma il Mito antico in visione contemporanea che interroga il nostro presente. “Questo nostro Baccanti è dunque una pratica magica curativa per un mondo malato ed arido, terra devastata e sprecata, che transita per una primavera di rabbia, furia e maledizioni, una protesta che chiede di ritrovare ciò che è andato perduto nella pretesa dell’identità, nella follia della supremazia che trascina ogni esperienza politica al fallimento”. Si rimane nei territori della trance con Voodoo di Masque Teatro, in scena il 21 ottobre al Teatro Astra. Visionaria compagnia attiva dal 1992 e da allora ospite dei più importanti festival di ricerca performativa, Masque Teatro esprime un’idea di teatro fondata sul dialogo fra filosofia, architettura scenica e produzione di simulacri. In questo spettacolo del 2023, acclamato dalla critica e che vede in scena una sola performer che si fa corpo-teatro, la trance è indagata come via di liberazione individuale e (necessariamente) politica: “È solo attraverso l’alterazione indotta che si può sperare di essere catapultati nella verità del proprio essere. L’alterazione produce simulacri. A questi ci affidiamo per recuperare le forze necessarie ad imbastire la costruzione di un altro mondo nel quale sopravvivere. Col voodoo accogliamo tutti i nostri divenire. Col voodoo abitiamo la buia luce”. Così come fu lo scorso anno per Giovanni Lindo Ferretti, è ancora avvolto nel mistero l’attesissimo progetto appositamente realizzato per la grande chiusura del 78° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza da uno dei più grandi maestri della canzone d’autore, un artista che non ha bisogno di presentazioni: Vinicio Capossela con un’ultima, preziosa, Prima Assoluta in scena il 22 ottobre che certamente sorprenderà il pubblico presente. (Segue)
Il programma si completa con due sezioni dedicate all’approfondimento teorico riunite nel titolo Farsi Luogo. 440 anni di incontri all’Olimpico, percorso che ha ottenuto l’approvazione dal Ministero della Cultura per i Progetti Speciali. Tornano, a Palazzo Cordellina, i Parlamenti d’Autunno: il ciclo di incontri, curato da Marco Sciotto, che si svilupperà in parallelo agli spettacoli. Quattro momenti di dialogo e confronto con artisti e studiosi intorno alle differenti forme in cui si riconfigura l’idea di ‘classico’ attraverso i linguaggi nel contemporaneo. Dalle riflessioni intorno al ridefinirsi della figura dell’attore sulla scena che scaturiranno dal confronto tra Antonio Attisani e Laura Mariani agli sprofondamenti nelle questioni legate all’immagine artistica grazie all’incontro tra Silvia Ronchey e Christina Nakou, fino a quelli nelle pieghe della scrittura e del suo spingersi costantemente oltre il limite, attraverso le parole di Antonio Moresco e quelle di Luca Doninelli. Il Teatro Astra invece ospiterà gli incontri con la critica teatrale del territorio a cura di Oliviero Ponte di Pino e Roberto Cuppone. Il programma degli incontri al Teatro Astra verrà comunicato nelle prossime settimane.