Nella polveriera attuale, quello che è accaduto negli Stati Uniti è un ulteriore gravissima ferita nei precari equilibri di questo folle mondo. Una follia come quella attuale non la si registrava da moltissimo tempo.
Il millennio è iniziato con il gesto più eclatante che si potesse immaginare, l’abbattimento delle torri gemelle, ma dopo un quarto di secolo, la situazione intende pareggiare i calcoli: sommando Ucraina, Gaza, tensioni a Taiwan, vespaio in Iran, secondo mondo in rapida ascesa e ieri pure, l’attentato a Trump, si può considerare la sommatoria pari alla ferita a New York.
Già gli Stati Uniti stavano attraversando difficoltà interne, la competizione tra due anziane figure non è certamente un ottimo biglietto da visita per la salute del più grande Paese del mondo, ma con il gesto squilibrato di un giovane statunitense, c’è il fondato rischio che la campagna elettorale subisca una brutta sbandata e si mostri più aggressiva rispetto a quello che già trapelava in questi ultimi periodi.
Ci attenderanno pertanto, strane giornate, all’insegna di fragili equilibri. Per nulla piacevoli. Stiamo cercando da qualche anno, quasi disperatamente, un equilibrio che sembra ormai del tutto smarrito e l’attentato consumato ieri butta benzina sul fuoco.
Essere preoccupati è pertanto del tutto legittimo e ampiamente giustificato; almeno si calmasse qualche fronte, ma così non è. Recrudescenze si notano sul campo della striscia di Gaza e venti negativi spirano tra Mosca e Kiev. Bisogna vedere adesso quale linea di condotta terranno tanto i repubblicani, quanto i democratici. Dovrebbero abbassare i toni ed escludere qualsiasi accelerazione sul versante dell’aggressività politica.
Gran brutto momento. Non possiamo che prenderne atto. Attendiamo da quel grande Paese che sono gli Stati Uniti qualche ventata di saggezza di cui tutti sentiamo il gran bisogno. Da domani, capiremo meglio che cosa attenderci.
[Tratto dal blog dell’autore]