Roma, 30 ott. (askanews) – Il Comitato per la protezione dei giornalisti (Committee to Protect Journalists, CPJ) – organizzazione indipendente non-profit con sede a New York – ha chiesto una “riforma radicale” delle modalità di indagine sugli omicidi dei giornalisti, in un contesto di impunità globale per tali episodi.
L’organizzazione che si occupa di difendere la libertà di stampa e i diritti dei giornalisti a livello mondiale ha dichiarato di aver registrato “i tre anni più letali per giornalisti e operatori dei media” da quando ha iniziato a registrare i dati, con oltre 125 morti solo lo scorso anno, “la maggior parte dei quali palestinesi uccisi da Israele”.
“Nonostante le chiare prove di attacchi deliberati in molti di questi casi, nessuno è stato ritenuto responsabile delle loro morti, riflettendo un modello globale più ampio e radicato, in cui gli assassini dei giornalisti la fanno franca”, ha affermato il CPJ in una nota.
Il CPJ ha affermato che intende fare pressione affinché venga istituita una “task force” internazionale indipendente per indagare sulla violenza contro gli operatori dei media e che punta a rafforzare la sua collaborazione con i governi “per sviluppare sanzioni mirate contro gli autori di crimini contro i giornalisti”.

