Trump, Xi e l’allarme a Taipei
A Taipei, quando Donald Trump ha scritto su Truth di aver concordato con Xi Jinping una sua visita a Pechino il prossimo aprile lodando al contempo le relazioni “estremamente forti” esistenti fra i due paesi, deve essere scattato l’allarme rosso, o quantomeno quello arancione.
Visti i precedenti con Putin, e considerato l’atteggiamento più generale che l’America MAGA sta tenendo con i propri alleati storici come gli europei, c’è da giurare che un brivido freddo sia corso lungo la schiena dei dirigenti politici taiwanesi.
Tokyo avverte Pechino, Xi reagisce
Le preoccupazioni sono aumentate, probabilmente, anche dopo che la neo-premier giapponese Sanae Takaichi ha reso nota la cordiale telefonata avuta col presidente statunitense, che gli ha espresso la sua amicizia e la sua disponibilità a sentirla in qualsiasi momento ma non ha fatto alcun cenno alla preoccupante crisi apertasi con la Cina dopo che da Tokyo era stato fatto sapere a Pechino (lo scorso 7 novembre) che un eventuale attacco mandarino a Taiwan comporterebbe un inevitabile dispiegamento delle Forze di Autodifesa giapponesi.
Un’affermazione che Xi ha preso molto sul serio, considerandola una inaccettabile intromissione nelle questioni interne cinesi se non addirittura una minaccia di natura militare. Come è noto, Taiwan è ritenuta essere parte integrante del territorio della Repubblica Popolare di Cina e un suo ritorno alla “Madre Patria” è ritenuto indifferibile dal governo e dal partito comunista.
Navi militari e sanzioni: l’arsenale di Xi
Xi ha pertanto informato della questione l’omologo americano, preavvertendolo che nessuna ingerenza giapponese sarà consentita. E immediatamente dopo ha inviato navi militari nelle acque contese col Giappone, nei pressi delle isole Senkaku (un arcipelago disabitato fatto di scogli che i cinesi rivendicano e chiamano Diaoyu).
Ha poi imposto limitazioni commerciali molto nocive per il paese del Sol Levante: sull’importazione ittica e soprattutto sul flusso turistico, una voce assai consistente nel bilancio di Tokyo (stiamo parlando di numeri importanti, sono oltre sei milioni i cinesi che hanno visitato il Giappone nell’anno in corso).
La Borsa di Tokyo col suo contestuale calo ha testimoniato in tempo reale la portata economica di queste misure e, conseguentemente, la gravità della crisi diplomatica.
Tokyo mette alla prova l’alleanza con Washington
Ma la posizione giapponese è netta, ed è quasi un test voluto per verificare la tenuta della sin qui solidissima alleanza con gli USA. Un test che interessa però anche alla Cina, ingolosita dall’altalenante atteggiamento tenuto da Trump nei confronti dell’Ucraina.
La questione è molto seria, e probabilmente è la più grave e minacciosa per la pace fra le tante che già travagliano il pianeta in questa nuova fase della Storia.
Taiwan come detonatore strategico
La Cina intende annettersi Taiwan entro un arco temporale ormai ristretto: lo ha dichiarato e da anni, rafforzando il proprio apparato militare e in particolare quello navale, sta attrezzandosi in tal senso.
L’isola che un tempo veniva chiamata Formosa per parte sua ha sviluppato un sistema di difesa detta “a porcospino” che rende una possibile invasione assai complicata per il nemico. Ma, essenzialmente, alla fine dipende dalla protezione garantita dagli Stati Uniti, che non per niente sin dall’inizio del nuovo secolo hanno spostato il baricentro delle proprie attenzioni geopolitiche dall’Atlantico al Pacifico.
Ora però “America first” e imprevedibilità trumpiana gettano un’ombra su questa certezza, indiscutibile sino a un anno fa.
Il messaggio di Tokyo: non solo per Pechino
La netta presa di posizione giapponese è stata accolta con grande favore, pertanto, a Taipei. Una posizione rafforzata dalla non casuale visita che il Ministro della Difesa Shinjiro Koizumi ha effettuato all’isola di Yonagumi, lontano poco più di cento chilometri da Taiwan: un segnale inequivocabile dell’importanza che Tokyo assegna all’indipendenza di Taipei.
Ma è Washington, oltre che Pechino, il vero destinatario del messaggio. Si attende risposta.

