Roma, 30 mag. (askanews) – I rischi innescati dai dazi commerciali varati dall’amministrazione Trump, che hanno accentuato la frammentazione geopolitica già in atto, sono stati inevitabilmente in cima alle Considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, oggi in occasione del tradizionale appuntamento annuale in Via Nazionale.
Nel suo corposo intervento – quasi 30 pagine, lette integralmente di fronte a una platea di banchieri, industriali e esponenti del mondo economico e sindacale – il governatore ha affrontato una molteplicità di tematiche, dalle mosse della Bce, alle politiche dell’Unione europea, alla situazione dell’Italia, che ha compiuto progressi ma vive diversi problemi, tra cui quello stridente – per un Paese in declino demografico – di migliaia di giovani che se ne vanno all’estero ogni anno, alla ricerca di opportunità. E ovviamente ha toccato il tema attualissimo dell’intreccio di mosse e contromisure sulle aggregazioni bancarie.
Ma fin dalla prima frase, il numero uno di Bankitalia si è concentrato innanzitutto sul nodo dazi. ‘Le politiche protezionistiche stanno spingendo l’economia mondiale su una traiettoria pericolosa – ha avvertito -. Stanno incrinando la fiducia a livello internazionale’ e ora ‘siamo di fronte a una crisi profonda degli equilibri che hanno sorretto l’economia globale negli ultimi decenni’.
Panetta ha citato le revisioni al ribasso delle stime di crescita globale effettuate due settimane fa dal Fondo monetario internazionale. I dazi ‘potrebbero ridurre il commercio internazionale di circa il 5 per cento”; e “sottrarre quasi un punto percentuale alla crescita mondiale nell’arco di un biennio. Negli Stati Uniti, l’effetto stimato è circa il doppio’.
Ma le ricadute ‘rischiano di travalicare la sfera commerciale – ha proseguito – alterando la struttura del sistema monetario internazionale, oggi incentrato sul dollaro, e limitando i movimenti dei capitali’. Secondo il governatore queste spinte potrebbero finire per frenare ‘la circolazione di persone, idee e conoscenze. L’indebolimento della cooperazione globale, anche in campo scientifico e tecnologico, finirebbe per ridurre gli incentivi all’innovazione e ostacolare il progresso’.
‘A lungo andare, verrebbero compromessi i presupposti stessi della prosperità condivisa’, ha detto. In Europa l’incertezza, condizioni finanziarie più restrittive o ‘un ulteriore apprezzamento dell’euro potrebbero amplificare l’impatto recessivo dei dazi’. Il tutto mentre ‘i timori espressi in passato riguardo al processo di disinflazione si sono rivelati infondati’.
Quindi sembrerebbero esserci tutte le condizioni per un nuovo taglio dei tassi da parte della Bce. Panetta, tuttavia, ha evitato posizioni esplicite in tal senso. Come tutti i governatori di banche centrali nazionali partecipa al Consiglio direttivo della Bce. E nella settimana che precede le riunioni operative di politica monetaria – la prossima si terrà il 4 e 5 giugno – i governatori evitano dichiarazioni sulle future scelte.
Quindi ha mantenuto un approccio che sostanzialmente si richiamava alle ultime comunicazioni condivise nel direttorio Bce. Dopo che i tassi sono stati già ridotti di 1,75 punti percentuali complessivi ‘lo spazio per ulteriori riduzioni si è naturalmente assottigliato – ha detto -. Tuttavia, il quadro macroeconomico rimane debole e le tensioni commerciali potrebbero determinarne un deterioramento, con modalità e tempi difficili da prevedere. Il percorso della politica monetaria nei prossimi mesi si prospetta tutt’altro che semplice’, ha aggiunto. ‘Sarà essenziale mantenere un approccio pragmatico e flessibile’.
Passando alla situazione dell’Italia, il numero uno di Via Nazionale ha parlato di ‘segni di una ritrovata vitalità negli ultimi anni, che arrivano dopo una lunga fase di stagnazione’. ‘Segni di vitalità che non vanno dispersi’. Peraltro ‘gli occupati sono aumentati di un milione di unità, raggiungendo il massimo storico; il tasso di disoccupazione è sceso dal 10 al 6 per cento’. E ‘il Mezzogiorno ha registrato uno sviluppo leggermente superiore alla media nazionale’.
E ‘nonostante le difficoltà attuali, l’industria italiana non è destinata al declino. In tutti i comparti operano aziende dinamiche e competitive, che investono in tecnologia e ricerca e si posizionano in fasce di alta gamma’. Pesano semmai ‘vecchie debolezze strutturali che non abbiamo saputo superare: il dualismo territoriale, i bassi livelli di istruzione, la frammentazione del sistema produttivo, la difficoltà di innovare’. E poi c’è il nodo del caro energia, in Italia più grave che altrove in Europa e che richiede interventi urgenti. Il tutto mentre ‘sopportiamo, da quarant’anni, il peso di un debito pubblico che toglie spazio agli investimenti e condiziona le politiche economiche’.
Ma anche in questo caso, ‘i fondamentali dell’economia sono nettamente migliorati’, rispetto a quindici anni fa, quando i giudizi delle agenzie di rating sull’Italia iniziarono a peggiorare. Ora, invece, i progressi “si sono riflessi nei giudizi positivi espressi negli ultimi mesi’ proprio dalle stesse agenzie.
Panetta ha anche rimarcato come nel 2024 ‘per la prima volta dal 2019’ sia stato stato registrato un avanzo primario di Bilancio. Ma ‘il percorso di risanamento dei conti è solo all’inizio. Il debito resta elevato e, nei prossimi anni, la spesa sarà sottoposta a pressioni legate all’invecchiamento della popolazione, alle transizioni verde e digitale, al rafforzamento della capacità di difesa’.
Le nuove regole europee hanno restituito alla politica di bilancio un orizzonte di medio periodo, contribuendo ad ancorare le aspettative degli investitori. Secondo il governatore ‘il Piano strutturale di bilancio di medio termine, pubblicato lo scorso autunno, delinea un percorso del debito coerente con questo nuovo impianto’. Ora ‘è fondamentale assicurare la continuità di questo cammino’.
Sulla situazione della Penisola, il governatore ha mostrato una particolare enfasi sul nodo dei giovani. L’Italia deve aumentare i tassi di partecipazione al mercato del lavoro per attenuare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione. E questo significa anche creare ‘opportunità di occupazione attrattive per i numerosi italiani che lasciano il Paese alla ricerca di migliori prospettive’, ha detto. ‘Negli ultimi dieci anni – ha sottolineato – sono emigrati 700.000 italiani, un quinto dei quali giovani laureati’.
Secondo Panetta, per aumentare gli attivi sul mercato del lavoro “un contributo significativo potrà venire da una maggiore inclusione delle donne, la cui partecipazione resta tra le più basse d’Europa – ha avvertito – nonostante i progressi recenti. Investimenti nei servizi per l’infanzia, in particolare per gli asili nido, possono agevolare l’occupazione femminile, ancora ostacolata dalla carenza di strutture adeguate, oltre che da una distribuzione squilibrata degli adempimenti familiari’.
Secondo il governatore, poi ‘l’immigrazione regolare può fornire un apporto rilevante, soprattutto nei settori delle costruzioni e del turismo, che registrano una crescente scarsità di manodopera. Il suo contributo può estendersi alle attività a maggior valore aggiunto, a condizione che si riesca ad attrarre profili qualificati. Su questo fronte l’Italia sconta un ritardo’. Un problema centrale dell’economia, resta poi quello della produttività. ‘Gli incrementi finora conseguiti sono incoraggianti, ma non bastano a sostenere lo sviluppo del Paese’. E ‘il basso livello dei salari riflette questa debolezza’, ha detto ancora Panetta.
Sempre restando in Italia, ma passando al sistema creditizio e finanziario, non poche attese riguardavano le valutazioni del governatore su quello che viene chiamato ‘risiko’ bancario. Qui i messaggi chiave sono stato sostanzialmente due. Primo, le fusioni ‘devono servire a rafforzare’ le banche, e per questo devono essere ‘ben concepite e volte unicamente alla creazione di valore’. Secondo, le autorità devono seguire questi processi ‘secondo le competenze previste dalla legge. Fermi questi criteri, il giudizio su ciascuna offerta spetta alle dinamiche di mercato – ha detto – e alle scelte degli azionisti’. Insomma, Bankitalia si attiene scrupolosamente al suo ruolo di arbitro imparziale e di autorità di Vigilanza. E in questo ambito rileva come ‘dati di bilancio e valutazioni di mercato confermano la forza del sistema bancario italiano’.
L’intervento ha affrontato una molteplicità di capitoli, molto spesso richiamando la necessità di risposte su scala europea. Qui Panetta ha rilanciato i suoi propositi sugli eurobond: ‘per eliminare alla radice la frammentazione del mercato dei capitali lungo linee nazionali è cruciale introdurre un titolo pubblico europeo’. Così come la sua proposta di ‘un patto europeo per la produttività’; da sostenere anche con emissioni comuni.
E in generale, secondo il governatore ‘l’Unione europea rimane un baluardo dello Stato di diritto, della convivenza democratica e dell’apertura agli scambi e alle relazioni internazionali. Ma non può però permettersi di rimanere ferma’. E’ infatti ‘necessario ripensare il modello di sviluppo che ha sostenuto il continente per decenni’. Tanto più ora che si parla di accresciute necessità di spese in difesa: ‘Gli investimenti per la crescita e la spesa sociale’ dei Paesi ‘non devono essere penalizzati dallo sforzo per la sicurezza esterna’. Inoltre ‘investire insieme nella sicurezza non significa avviare una corsa agli armamenti, ma affrontare con realismo minacce comuni che nessun paese può contrastare da solo’, ha detto il governatore.
Tornando poi nelle sue conclusioni sulle relazioni, ora tese, con gli Stati Uniti, Panetta ha rilevato come si stia ‘imponendo un ordine multipolare in cui aumenta il peso dei rapporti di forza’. Ne risentono anche relazioni ‘storicamente molto strette’, come quelle tra Ue e Udsa. Ma ‘le affinità culturali e i legami economici che ci uniscono dovranno alla fine prevalere sugli attriti presenti’. ‘Dobbiamo prepararci a navigare in queste acque incerte – è il richiamo del governatore – senza rinunciare ai nostri valori e senza restare indietro’. (di Roberto Vozzi). (fonte immagine: Banca d’Italia).