Dalla storia al futuro della “città sacra”

Nel libro di Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo

Articolo pubblicato sulle pagine dell’Osservatore Romano a firma di Michele Manzo

Il fondatore e il presidente della Comunità di Sant’Egidio ci regalano un pamphlet sulla storia della chiesa di Dio che è in Roma nel Novecento (Roma. La Chiesa e la città nel XX secolo, San Paolo Edizioni, 2020, pp. 208, euro 16). Un secolo di storia locale riassunti magistralmente da colui che ha aperto un filone di studi ricco di saggi profondi e penetranti su Roma contemporanea, Andrea Riccardi, ed uno tra i discepoli più cari che lo hanno seguito in questo tipo di ricerche, Marco Impagliazzo.

A Riccardi, protagonista del post concilio romano, siamo debitori di un interesse non solo scientifico ma carico di sensibilità religiosa verso la città di Roma in epoca contemporanea. Il suo saggio Roma: “città sacra” del 1979 è ormai un classico del filone di studi sui rapporti tra la comunità cristiana e la città di Roma. Ha analizzato e interpretato con maestria l’epoca pacelliana, a partire dagli anni ’30 fino alla fine degli anni ’50, anche nel saggio su Il partito romano, del 2007, dedicando un approfondimento particolare alla fase dell’occupazione nazista della città ne L’inverno più lungo, del 2008. Impagliazzo invece ha esaminato con cura la fase successiva, in particolare l’epoca montiniana e del post concilio, compreso il convegno del febbraio 1974, ne La diocesi del Papa, del 2006.

In questo breve saggio di sole 200 pagine, gli autori, spinti da un evidente rinnovato interesse per Roma da parte dell’attuale vicario cardinale Angelo De Donatis (autore di una bella prefazione), riassumono agevolmente e senza pretese di fornire un corredo scientifico le proprie e altrui ricerche sulla chiesa di Roma in epoca contemporanea.

Si tratta di circa cento anni di storia raccolti in otto capitoli, ben distribuiti tra i due autori, in cui si narrano le vicende dei rapporti tra la Chiesa e la città di Roma. Emerge chiaramente come per Chiesa si intendano due diverse istituzioni ecclesiastiche, quella universale (il Vaticano) e quella locale (il Vicariato), entrambe interessate alla città per ragioni formali e sensibilità umane a volte diverse e non sempre convergenti. Le vicende hanno come scopo comune quello dell’evangelizzazione di una città che appare spesso sfuggente e più avanzata, sempre più lontana per motivi diversi. All’inizio del secolo i motivi sembrano solo quelli dovuti all’urbanizzazione sfrenata della città-capitale, che dal mezzo milione di abitanti passa al milione e mezzo della guerra, ma diventano poi quelli della trasformazione sociale e della secolarizzazione, del disincanto, nella città multietnica dei quasi tre milioni di fine secolo.

Se la città cambia, e cambia notevolmente non solo di numero ma anche di qualità, cambiano anche le istituzioni ecclesiali che ad essa si dedicano. Tanto interessanti sono le pagine dedicate ai mutamenti di persone e di prospettive da parte dei Pontefici, dalla svolta diocesanizzante di Giovanni XXIII alla riflessione sui mali di Roma di Paolo VI . Allo stesso tempo ma con qualche ritardo muta anche la chiesa locale, dal “fare” del vicario cardinale Marchetti all’”essere” del cardinale Poletti. L’impulso iniziale, fino agli anni conciliari, è quello di cristianizzare lo stile di vita di masse di persone distanti per provenienze regionali con tradizioni religiose diverse nelle origini. Dal Concilio in poi decade gradualmente la pretesa del numero e prevale quella sulla qualità dell’adesione di fede. La rete parrocchiale si è sviluppata, raggiunge ormai l’estrema periferia con l’offerta dei suoi servizi religiosi ma la domanda che la chiesa locale si pone oggi va oltre. Si chiede di saper essere “sale, luce e lievito” della città, come afferma Papa Francesco nelle ultime righe con cui si chiude il volume: «Il coraggio di proclamare, nella nostra città, che occorre difendere i poveri, e non difendersi dai poveri, che occorre servire i deboli e non servirsi dei deboli!».