“Siamo dentro una grande battaglia politica. Senza l’Europa i nostri paesi, tutti, non ce la faranno e allora serve indirizzare le scelte che farà l’Unione. C’è da superare l’emergenza e poi si dovrà ricostruire, dare lavoro, salari, sostenere imprese e giovani. Un piano europeo per la disoccupazione è già pronto, ma oggi più che mai serve aiutare i nostri paesi a spendere con una garanzia sul debito che inevitabilmente si produrrà. Usare per questo il fondo salvi stati senza condizionalità, far leva sul bilancio dell’Unione, introdurre bond limitati alle spese effettuate? Di certo, servono strumenti di solidarietà europea per difendere Stati e cittadini”.

“Non può esservi fallimento. Possono esserci scelte sbagliate. Ma la risposta non cade dal cielo, bisogna costruirla e deve avere consenso, perché così funziona in democrazia. I paesi che credono serva una forte risposta europea e uno strumento di solidarietà hanno buone ragioni e in questo momento in tutti i paesi, anche del Nord, la gravità della situazione ha riaperto la riflessione. Siamo dentro una catastrofe e tutti coloro che fanno credere di avere la bacchetta magica o vogliono stampare moneta non aiutano nessuno”.

“Noi dalla crisi vogliamo uscirne con la democrazia. Abbiamo chiesto alla Commissione europea, custode dei Trattati, di verificare se la legge ungherese sia conforme all’art, 2 del Trattato. Tutti gli Stati europei hanno il dovere di proteggere i nostri valori comuni. Per noi i Parlamenti devono restare aperti e la stampa dev’essere libera. Nessuno può usare la pandemia per manipolare la nostra libertà”.