Prato, 6 giu. (askanews) – Davide Stucchi un artista mid-career italiano che nella sua pratica ha attraversato la moda, la pubblicit, la scenografia, la scultura. Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci fino al 2 novembre presenta la sua prima mostra personale in una istituzione italiana: Davide Stucchi. Light Lights. La mostra propone sculture realizzate dall’artista fra il 2019 e il 2025, tutte ispirate al tema della luce. Il titolo della mostra gioca sull’ambiguit del termine inglese di leggerezza e luce e rispecchia la tendenza dell’artista a procedere per sottrazione, con interventi al limite dell’impercettibile, ma radicati nel contesto in cui si collocano. Le opere di Stucchi rimandano alla precariet delle storie private, mettendo in discussione le narrazioni di genere e le rappresentazioni sociali consolidate.
Ne ha parlato ad Askanews il direttore del Centro Pecci e curatore della mostra Stefano Collicelli Cagol: “La mostra Light Lights una mostra che indaga in particolare la produzione scultoria di Stucchi che negli ultimi anni si concentrata su opere che si riferiscono alla luce o che emanano illuminazione.
stato bello perch anche in questa relazione con lo spazio fisico dell’ala nuova del Centro Pecci che un’ala curva con le dimensioni anche del soffitto e delle pareti che si trasformano a mano mano che la si espedisce, Stucchi ha portato anche una sua capacit di analisi della relazione tra opera, artista e istituzione. La mostra infatti illuminata fisicamente dalle opere che emanano luce, che hanno creato poi anche dei gruppi, degli insiemi di opere che si attirano o si distanziano, come un po’ quando vediamo di notte le falene che si avvicinano a dei materiali illuminati. Ed bello anche perch questa autonomia rispetto all’istituzione denota anche il sovvertimento tipico del camp a cui Stucchi si rif come attitudine, quello di pensare a come delle regole pre-costituite e date – come per esempio una determinata illuminazione predisposta da una istituzione, oppure cartelli di evacuazione, oppure gli estintori – diventino parte integrante di un dialogo che Stucchi adopera; sottolineando come molte delle sue opere vengono prodotte attraverso minuterie, ferramenta, abat jour, interruttori provengano dalla stessa produzione materiale di segnali che incontriamo poi all’interno di contesti pi istituzionali per la messa in sicurezza di uno spazio e quindi una riflessione anche su quanto importante sia sovvertire quello che a prima vista sembra qualcosa di semplicemente di servizio ma che in realt pu diventare un elemento prezioso di un’opera d’arte.
La mostra un viaggio all’interno di un interno domestico immaginato da Davide Stucchi e quindi dalla porta e dal portaombrelli con degli ombrelli veramente speciali delle sculture luminose si passa poi a una sala da pranzo, un corridoio e poi infine alla camera da letto evocata oppure anche presentata con la vera propria presenza di un letto”.
L’opera di Stucchi si inserisce molto bene in una tradizione di artisti, iniziata gi nel 1988 all’apertura del museo quando Bruno Munari viene invitato a pensare alle attivit del Dipartimento Educativo e si ingegn per la prima volta a fare dei laboratori per adulti e bambini insieme. Nel solco di questa tradizione ma anche nel solco degli spazi interdisciplinari del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci che ha un’arena esterna, due luoghi per la enogastronomia ma anche un cinema, una biblioteca, spazi flessibili per diverse attivit.