Roma, 14 apr. (askanews) – Saranno un po’ una cartina di tornasole, un modello che poi si potrebbe riproporre anche per i negoziati che vedranno protagonisti gli altri alleati degli Stati uniti, a partire dall’Europa. I negoziati per cercare di evitare l’imposizione di dazi punitivi da parte dell’amministrazione Trump, che avranno un prologo il 17 aprile a Washington con protagonisti il ministro dell’Economia giapponese Ryosei Akazawa e il segretario al Tesoro Usa Scott Bessent, rappresentano un passaggio cruciale che interessa non solo il Sol levante.
Il primo ministro nipponico Shigeru Ishiba, che non ha nascosto nei giorni scorsi il suo disappunto per non aver ottenuto un’esenzione per lo storico alleato nipponico, piattaforma cruciale del potere americano sul Pacifico, ha dichiarato oggi che sta seguendo “meticolosamente” i preparativi dei negoziati commerciali. Durante una seduta della commissione del bilancio della Camera bassa della Dieta, Ishiba ha aggiunto che i due paesi affronteranno anche il tema della cooperazione in materia di sicurezza.
Si tratta di due temi strettamente legati nella visione di Tokyo. “E’ importante costruire una nuova relazione di alleati e riflettere su cosa possano fare i due Paesi per il mondo,” ha dichiarato Ishiba. “Non credo che si debba semplicemente cercare di raggiungere compromessi e concludere rapidamente i negoziati.” Trump ha annunciato dazi “reciproci” del 24% sulle importazioni giapponesi, sebbene poi siano stati parzialmente sospesi per 90 giorni, mantenendo l’aliquota al 10%. Inoltre, il Giappone è stato colpito da una tariffa del 25% su automobili e componenti. In prospettiva, un ulteriore danno potrebbe venire dai dazi sui semiconduttori, che Trump ha annunciato di voler presentare la prossima settimana, e rispetto ai quali il capo di gabinetto nipponico Yoshimasa Hayashi, massimo portavoce del governo, ha già espresso il disappunto, definendoli “estremamente deplorevoli” e minacciando una “risposta appropriata”.
Ishiba vuole che Trump tenga in considerazione il ruolo del Giappone come alleato rispetto alla minaccia della Cina, principale obiettivo di Washington, ma anche l’impegno che Tokyo ha messo nel promuovere massicci investimenti negli Stati uniti, con la creazione di un numero importante di posti di lavoro.
Durante la seduta della commissione, il parlamentare di maggioranza Ken Saito, ex ministro dell’Industria e del Commercio, ha voluto ricordare – secondo quanto riporta Nikkei – che “i negoziati dovrebbero sottolineare la logica con cui promuoviamo la cooperazione giapponese-americana per rilanciare l’industria manifatturiera negli Stati Uniti”.
Nello stesso tempo, Tokyo sta anche attivando linee di contatto con i paesi dell’Associazione delle nazioni del Sudest asiatico (Asean), che sono parimenti inquieti per la linea muscolare lanciata da Trump. Ishiba ha annunciato che si sentirà oggi stesso col primo ministro di Singapore Lawrence Wong. La fragilità del governo Ishiba, in realtà, potrebbe non aiutare in questa situazione. Per questo motivo, il primo ministro nei giorni scorsi ha identificato come la politica dei dazi di Trump rappresenti una vera e propria “crisi nazionale”, lanciando di fatto un appello all’unità nazionale nei confronti dell’opposizione, sempre più incalzante in un paese che potrebbe affrontare scadenze elettorali in un clima di incertezza politica come non si vedeva da anni.
La richiesta è stata accolta. Il leader del Partito democratico costituzionale del Giappone Yoshihiko Noda, principale rivale di Ishiba, ha promesso di collaborare con il governo rispetto a questo tema. “Concordo con il punto di vista del primo ministro sul fatto che questa sia una crisi nazionale”, ha detto Noda.
Questo clima di unità, però, potrebbe rivelarsi più fragile nel momento in cui Tokyo e Washington si troveranno a discutere sull’aumento delle spese militari richiesto con veemenza dal presidente americano. Un collegamento tra i due dossier, in realtà, rischia di rendere meno solido il consenso interno alle leve negoziali che Ishiba intende tirare.