Roma, 13 nov. (askanews) – Dopo una maratona di interventi a raffica in aula, appelli al regolamento e richieste di informative urgenti alla Camera sulle materie più disparate, il ddl Valditara finisce ‘fuori strada’. A guardare il calendario dei lavori parlamentari non se ne riparlerà prima di dicembre.
La maggioranza di centrodestra, nelle intenzioni iniziali, avrebbe voluto approvarlo già ieri ma l’opposizione, dopo lo scontro nell’emiciclo con il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, si ricompatta – dal Pd ai Cinquestelle, da Azione a Italia Viva, Avs e +Europa – per chiedere che si sospendano i lavori sul provvedimento e, magari, lo si riaffronti in commissione. Incassato il no, ieri, dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio che calendarizza l’esame del ddl per stamattina, scatta l’ostruzionismo delle opposizioni che porta al rinvio.
La seduta di stamani si conclude alle 13,30 con un nulla di fatto: giusto l’esame di qualche emendamento, ma il grosso slittae il Pd, con la vice presidente dei deputati Simona Bonafè, esprime l’auspicio che visto che “il procedimento è al momento bloccato” il governo possa modificare “almeno alcuni aspetti di merito, tenendo conto delle criticità che abbiamo più volte evidenziato”. Chissà che, con un paio di settimane nel mezzo, l’appello non possa essere, in parte, accolto, viste anche le perplessità di un pezzo di Forza Italia sul testo.
Intanto tutte le opposizioni hanno chiesto di nuovo che il ministro Valditara torni in aula “per scusarsi anche con il Paese” dei toni usati ieri. Toni accesi che, a dire il vero, in aula non sono mancati nemmeno oggi con la cinquestelle Susanna Cherchi che ha accusato Valditara di “non sapere quello che dice” e di “non essere all’altezza” accostando questa situazione a quanto accade “alle donne che vengono uccise dai mariti perchè i mariti sanno di non essere all’altezza di quelle donne e quindi le ammazzano”. La maggioranza protesta e dopo qualche ora arrivano le scuse di Cherchi: “Non era in alcun modo mia intenzione accostare il ministro ai comportamenti di uomini violenti e autori di femminicidi. Mi dispiace se c’è stato un fraintendimento”. Lapidario il giudizio del relatore del ddl, il leghista Rossano Sasso: “Dichiarazioni ignobili”, “l’opposizione svilisce il dibattito parlamentare”.
Il testo, intitolato “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico” e proposto nel maggio scorso dal ministro, prevede l’obbligo di un consenso da parte delle famiglie per l’insegnamento dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole medie e superiori. Resta il divieto assoluto di fare educazione sessuale e affettiva nelle scuole elementari, così come previsto nel testo iniziale, ma grazie a un emendamento presentato dalla Lega tale divieto è stato rimosso per la scuola media.
Adesso il provvedimento sarà formalmente iscritto nel calendario della prossima settimana, nel seguito degli argomenti non conclusi, ma visto il numero di decreti e decreti legge che l’aula dovrà esaminare (decreto flussi, ddl semplificazioni, la legge sul reato di femminicidio), è realistico pensare che slitterà al mese prossimo e con i tempi contingentati.

