Cosa avviene in Puglia? La segretaria Pd entra in campo con decisione, raccoglie la disponibilità di Michele Emiliano a farsi da parte, rimuovendo così una delle condizioni ostative poste da Decaro (l’altra è il ritiro della candidatura di Nichi Vendola nelle liste di Avs), e ‘incorona’ l’ex sindaco di Bari, avvertendo Giorgia Meloni: “Comincia ad abituarti, la coalizione progressista è unita”.
La mossa di Schlein e il passo indietro di Emiliano
Una mossa preparata da giorni, con contatti continui sia con Decaro che con Emiliano e pensata per sbloccare uno stallo che si protraeva da troppe settimane. Il passo di lato di Emiliano, spiega un parlamentare Pd, è il modo per lanciare ufficialmente Decaro, che a questo punto dovrà decidere se ‘accontentarsi’ della rinuncia del presidente uscente o se insistere.
Il caso Vendola
Ma all’accelerazione della Schlein Decaro risponde con una nota che ha sorpreso molti: “Mi auguro che lo stesso gesto di generosità possa arrivare anche da Nichi Vendola e da Avs”. Un rilancio che ha irritato più di un parlamentare Pd: “Ma come – è il commento – noi otteniamo il ritiro della candidatura di Emiliano e lui ricomincia subito con Vendola? A questo punto viene da chiedersi che intenzioni abbia davvero…”.
Avs fin dall’inizio ha spiegato a tutti che non accetta intromissioni nelle sue liste e anche stasera la replica è stata netta: “Non c’entra niente la generosità – ribatte Vendola – io sono il presidente di Sinistra italiana, che è un altro partito, e rispondo alla mia comunità politica. Se mi ha chiesto di impegnarmi nelle forme in cui me lo ha chiesto io sono a disposizione”. Più drastico Angelo Bonelli: “Le liste di Avs le fa Avs”.
Decaro pragmatico e responsabile?
L’insistenza di Decaro fa leva sull’immagine di politico pragmatico, fedele al timbro di amninistratore responsabile e amante della concretezza. Per questo ottiene apprezzamenti soprattutto nell’area riformista all’interno e all’esterno del Pd.
Eppure, tra le varie obiezioni al rivendicato senso di responsabilità del candidato in pectore, ce n’è una incisa nel suo passato di presidente dell’Anci. È in episodio caduto troppo presto nel dimenticatoio. Nella veste di “Sindaco dei Sindaci”, il pragmatico Decaro s’inchinò alla richiesta dell’allora Ministro dell’Interno, Marco Minniti, per organizzare corsi di formazione (sic!) per gli amministratori locali della Libia nel quadro di un accordo di assistenza – oggi molto contestato – tra Roma e Tripoli; un accordo destinato a garantire, secondo le intenzioni, il controllo sull’immigrazione proveniente dalle coste nordafricane.
O una versione più elegante di populismo?
Orbene, di questa operazione molto di facciata – altroché pragmatismo e senso di responsabilità – non si ha traccia degna di nota. Resta semmai la macchia di un impegno avventuroso, assunto a nome dei Comuni italiani per ragioni più di etichetta che di sostanza.
Ecco, Decaro ha il fascino di un pifferaio magico che ammalia e trascina i riformisti. Tuttavia, nella versione live della sua azione politica è anch’egli un populista, sebbene più elegante di tanti seguaci del suo conterraneo Giuseppe Conte.