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martedì, Febbraio 11, 2025
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Declino Cisl: quando il sindacato diventa una questione di famiglia.

In politica premiare amici e parenti è sempre sbagliato. Ciò provoca giuste rimostranze da parte della pubblica opinione. Anche la Cisl, purtroppo, ha dato prova di cedere a questa prassi sconveniente.

La politica è criticata per nomine spesso influenzate non dalla qualità dei candidati, ma da rapporti di amicizia o  parentela. Diversi sono stati e sono i casi che hanno suscitato scandalo per effetto di queste pratiche deplorevoli. Le polemiche conseguenti sono state poi all’ordine del giorno della recente agenda politica: cognati, sorelle, cugini, amici d’infanzia sono state le nuove “categorie privilegiate” rispetto ai curriculum e all’esperienza maturata in incarichi professionali. Un metodo sbagliato che ha generato e genera giuste rimostranze da parte della pubblica opinione; insomma, uno dei vizi capitali riscontrabili nell’attuale stagione politica.

Da qualche tempo però questo approccio discutibile è stato anche esportato nel sindacato, anzi per l’esattezza nella Cisl.

Ebbene, sì. Gli “eredi” della grande tradizione sindacale  che fu di Pastore, Storti, Macario, Carniti, Marini, D’Antoni, Pezzotta, Bonanni…sono stati investititi da questo vento di “familiarità”. 

Ma cosa sarebbe accaduto? Due i fatti recenti e tutt’e due nella regione Calabria: in pochi giorni una sorella e un nipote sono andati a ricoprire cariche di responsabilità apicale (confederali e di categoria). Sono critiche precostituite? No, basta andare a verificare le esperienze sindacali e di contrattazione maturate (o forse sarebbe meglio dire…non maturate) dai due protagonisti e quanto accaduto sul piano politico (se così lo vogliamo chiamare….) a coloro che nel recente passato ricoprirono lo stesso incarico – oggi nelle competenze…..dei parenti.

Ci limitiamo ad osservare queste degenerazioni e soprattutto prendiamo atto come tali nomine avvengano per volontà di organismi non in grado, apparentemente, di fare e di porsi domande…nonostante la libertà di espressione sia ancora tutelata dalla nostra Costituzione e, se non andiamo errati, anche dallo Statuto della Cisl.

In conclusione, ci piacerebbe sapere cosa avrebbero pensato di questi fenomeni, e quindi dell’appannamento del “codice morale” interno all’organizzazione, alcune delle figure storiche che con il loro impegno generoso e il loro prestigio hanno reso grande la Cisl.