Dibattito | Conte sfascia e Meloni ringrazia.

Anche a destra ci sono notevoli divergenze in tema di politica interna ed estera, sui diritti civili e sui migranti, ma nel momento della competizione fanno quadrato per vincere.

Il destino del cosiddetto “campo largo” è segnato dall’oscillazione tra la condizione di essere troppo largo o quella di non essere affatto, senza un ragionevole punto di equilibrio che consenta di costruire una coalizione alternativa alla destra. A quella destra che è al governo e che mostra ogni giorno i suoi limiti e le sue insufficienze, ma che per sua fortuna può contare sulla impoliticità e sulla frammentazione della sinistra e in particolare del Movimento cinque stelle. In questo quadro di limiti ed insufficienze la fortuna di Giorgia Meloni si chiama Giuseppe Conte. Un Conte che ha assunto il ruolo del “guastatore” di ogni tentativo di creare un’alternativa da presentare agli italiani, un ruolo che – aldilà delle giustificazioni date in puro politichese – èsicuramente anche il frutto di un desiderio di vendetta nei confronti di quel Renzi che determinò la crisi del governo guidato proprio dallo stesso Conte (il Conte due) per arrivare poi al nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi. Ma a ben vedere non è la prima volta che Conte fa assurgere il rancore a “categoria della politica”; già nell’estate del 2022 si distinse mettendo in crisi il governo Draghi, aprendo di fatto la strada alla vittoria della destra ed al governo Meloni.

A due anni da quella infausta scelta Conte dimostra i non aver imparato nulla e di non riuscire a far tesoro neanche della “lezione francese”, ovvero della necessità di far prevalere lo spirito unitario intorno a valori fondamentali per fermare un’avanzata delle destreche in Europa sta assumendo contorni inquietanti, se si guarda a quanto sta accadendo in Austria e in Germania con i successi di partiti che fanno un esplicito riferimento al nazismo. Ma in Francia Macron e Mélenchon hanno mostrato di avere una capacità politica che non è rinvenibile nel dilaniato Movimento pentastellato.

La speranza è che aldilà di Conte – e se necessario anche oltre Conte – il Movimento riesca a far prevalere una linea e delle scelte che gli consentano di non limitarsi a svolgere un ruolo di protesta o di mera testimonianza. Ha ragione Elly Schlein nel dire “basta con i veti contrapposti nel centrosinistra”; chi continua a mettere veti – come ancora fa “Giuseppi” – si assume la responsabilità di regalare altre vittorie agli avversari (sperando cheabbia almeno chiaro chi sono gli avversari).

Anche a destra ci sono notevoli divergenze in tema di politica interna ed estera, sui diritti civili e sui migranti, ma nel momento della competizione fanno quadrato per vincere. E vincere le elezioni è il passaggio necessario per governare e per poter incidere concretamente sulla realtà del Paese. È un concetto facile da comprendere, a patto che si ragioni in termini politici e con onestà intellettuale.