Mi permetto di dissentire. In un paese democratico come l’Italia mi permetto di andare fuori dal coro e di dissentire su quanto sta accadendo per la scomparsa di Silvio Berlusconi. Non che non si debba essere rattristati per la morte di una persona e dare il giusto tributo ad un Senatore della Repubblica e all’uomo che ha introdotto il bipartitismo creando il “Polo delle Libertà”, quel centro-destra che oggi ci governa per volontà degli italiani. Tuttavia un cordoglio pubblico così esteso, sancito dalla proclamazione del lutto nazionale, sia a dir poco fuori luogo.
So già che mi cadranno in testa gli strali di tutti coloro che, anche del partito avverso, leggeranno le parole di questa illustre sconosciuta, ed è già accaduto a RosY Bindi, a cui va la mia stima. So perfettamente che qualcuno neanche penserà ad esprimere un giudizio su quanto scrivo proprio perché viene da una sconosciuta. Ma, credete a me, rappresento la voce di molti italiani che oggi, pur davanti alla memoria di un uomo che non c’è più, ricordano a quella parte del paese che ne sta tessendo le lodi – a ragione o a torto – che Silvio Berlusconi non ci ha mai rappresentato e che è stato un politico pragmatico, non uno statista, che ha saputo tirare acqua al suo mulino facendo gli interessi di una sola classe sociale, quella che gli apparteneva ed appartiene alla sua famiglia, quella che include persone come un noto signore che si permette di dire che “i poveri non hanno mai fatto ricchezza”, e che in fin dei conti non hanno neppure voglia di lavorare e si aggrappano al reddito di cittadinanza.
No, non iniziamo il processo di santificazione di Berlusconi. Non dobbiamo dimenticare che il Caro Estinto ha fatto della verità qualcosa di estremamente “relativo”, legandola in molti casi ai suoi interessi di parte e a quelle mancate condanne che un poveraccio qualsiasi avrebbe espiato senza sconti di pena perché privo del potere del denaro, che, lo sappiamo, compra tutto. E del resto lui stesso, Silvio, ha sempre detto che ha avuto tutto quello che voleva. Non gli tolgo la fatica ed il sudore di averlo ottenuto, ma mi consento pure di guardare un poco oltre per rendermi conto che tante cose probabilmente gli sono venute per forza di inerzia. Non dimentichiamo neppure che, durante la sua Presidenza del Consiglio ha fatto diventare l’Italia lo zimbello d’Europa – che pure oggi gli tributa grande onore grazie alle sue battute poco consone ad un uomo di Stato, giusto per ricordarne una.
Non mi rappresenta un uomo che ha fatto della morale un paio di calzini sforacchiati e della donna un mero oggetto di piacere – e parlo degli scandali pubblici, non del privato che non conosco e non mi compete – da usare a piacimento. Mi unisco a persone, come il rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, che ha deciso di non ricordare istituzionalmente questa morte certamente illustre, ma esageratamente celebrata. Io neppure lo faccio perché sono coerente con la mia coscienza che mi impedisce di dimenticare chi è stato. Qualcuno ha detto che i funerali di Berlusconi avranno una risonanza pari o superiore a quelli di Lady Diana: se per i mezzi di comunicazione forse, dico forse, sì, ma ricordo che Diana era una principessa soprattutto nell’anima.