Dibattito | L’Occidente di fronte al male dell’aborto.
In questo commento, pubblicato su “CR – Corrispondenza romana”, sito di orientamento cattolico ultra conservatore, si pone l’accento sul carattere distruttivo della filosofia abortista. Di seguito la parte finale dell’articolo.
Fabio Fuiano
[…] Il corpo dell’Occidente, di quell’Occidente un tempo plasmato dalla Civiltà cristiana, sembra oggi arrancare, fa fatica a reagire davanti ai suoi aggressori interni ed esterni. Ciononostante, il processo rivoluzionario, pur essendo una malattia che momentaneamente affligge questo corpo, è tanto più vicino al suo fallimento, quanto più si avvicina al perseguimento del suo obiettivo: infatti, la malattia può esistere soltanto finché c’è un corpo da aggredire. Morto questo corpo, essa cesserebbe inevitabilmente. Osserva perspicacemente san Dionigi Aeropagita: «Se il disordine fosse completo, non ci sarebbe nemmeno la malattia. Rimane e c’è la malattia in quanto ha come sostanza l’ordine minimo e in esso sussiste» (De Divinis Nominibus, IV, 20, 720c).
Se la Francia, come anche l’Occidente, non torneranno sui propri passi, ciò che non rendono volontariamente per giustizia a Dio, dovranno renderlo in altro modo: questo male reclama infatti un castigo che ha lo scopo di soddisfare la giustizia, ma allo stesso tempo è un medicinale. Sant’Agostino osservava: «Colui che non rende a Dio ciò che gli deve, glielo rende soffrendo quel che deve. Non vi è altra via di mezzo […]. La bellezza dell’ordine universale è tale che non può tollerare nemmeno un istante di essere macchiata dalla bruttezza del peccato, senza essere ripassata dalla bellezza della vendetta» (S. Agostino, De libero arbitrio, 3, 44).
Tuttavia, la reazione a questo male può venire anche dagli uomini di buona volontà, a patto che si spendano unicamente per un bene integrale, senza compromessi. Bisogna ricordare a pieni polmoni che qui non si tratta meramente di “diritti umani” violati, ma soprattutto di una contrapposizione al sovrano dominio che solo Dio ha sulla vita umana. L’uomo non riceve dai genitori il diritto alla vita, né dalla società, ma direttamente da Dio, creatore immediato dell’anima, principio vitale del corpo. La vita umana innocente è pertanto intangibile e nessuno ha titoli giuridici per disporne direttamente. Se l’autorità comanda in tale senso non può e non deve essere obbedita. In modo magistrale si rivolgeva il Sommo Pontefice Pio XII alle Ostetriche cattoliche in un discorso a loro indirizzato il 29 ottobre 1951, meritevole d’esser letto nella sua interezza: «ogni essere umano, anche il bambino nel seno materno, ha il diritto alla vita immediatamente da Dio, non dai genitori, né da qualsiasi società o autorità umana. Quindi non vi è nessun uomo, nessuna autorità umana, nessuna scienza, nessuna “indicazione” medica, eugenica, sociale, economica, morale, che possa esibire o dare un valido titolo giuridico per una diretta deliberata disposizione sopra una vita umana innocente, vale a dire una disposizione, che miri alla sua distruzione, sia come a scopo, sia come a mezzo per un altro scopo, per sé forse in nessun modo illecito».
E conchiudeva: «La vita di un innocente è intangibile, e qualunque diretto attentato o aggressione contro di essa è violazione di una delle leggi fondamentali, senza le quali non è possibile una sicura convivenza umana. — Non abbiamo bisogno d’insegnare a voi nei particolari il significato e la portata, nella vostra professione, di questa legge fondamentale. Ma non dimenticate: al di sopra di qualsiasi legge umana, al disopra di qualsiasi “indicazione”, si leva, indefettibile, la legge di Dio». Custodiamo e meditiamo queste parole, frutto di profonda sapienza. Solo così potremo sperare in un ritorno a quei principi della Civiltà cristiana che hanno fatto grande l’Occidente.
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