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sabato, 7 Giugno, 2025
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Dibattito | Meloni sbaglia due volte: sottovaluta i referendum e sfida il Paese

Il diritto di astenersi non è un alibi per l’arroganza. La consultazione referendaria è l’occasione per incidere sul tessuto della vita economica e civile. Il messaggio della Premier è tutto sulla stabilità del governo.

Sbaglia la premier Meloni a irridere la consultazione referendaria. Sarà difficile raggiungere il quorum necessario ma certamente alcuni milioni di cittadini italiani andranno a votare per manifestare il loro dissenso contro un governo che non ha una politica per il lavoro dei giovani e delle donne, e che chiude le porte a centinaia di migliaia di stranieri che aspirano alla cittadinanza.

Astenersi è un diritto, ma non sfidare il Paese, la pubblica opinione, il sentimento e i bisogni di milioni di persone. Questa è una cosa assai grave per un primo ministro. Altri che lo hanno fatto, da Craxi a Renzi, non sono finiti certo bene.

Anche lopposizione inciampa nel disprezzo

Ma sbagliano anche coloro che, pur militando nell’area dell’opposizione, si schierano contro i referendum e il loro contenuto. Molti di costoro si dicono riformisti, anche se rimangono spesso ancorati a modelli e culture politiche che hanno avuto qualche buon risultato fino agli anni Ottanta. Poi, con la sciagurata (politicamente parlando) iniziativa referendaria di Mario Segni e Arturo Parisi, si sono aperte le porte al populismo politico, cinicamente cavalcato da Silvio Berlusconi con la sua spregiudicata capacità di venditore di fumo.

Riforme vere o solo slogan di stabilità

Siamo da tempo in un’altra epoca, nella quale i governi in carica devono definire e approvare riforme efficaci, piani di azione articolati e ricchi di innovazioni, capaci di valorizzare le persone e includere, per affrontare una società complessa e dinamica senza rigidità ideologiche. I riformisti veri farebbero bene a mettere le loro idee concrete sul tavolo, invece di limitarsi a distinguersi dalle opinioni altrui.

Meloni ha detto che «la stabilità del governo è la più importante riforma che abbiamo fatto, perché consente di fare politiche di medio termine…».

Francamente facciamo fatica, dopo ben 32 mesi di governo, a rintracciare una qualche politica di medio termine. Tra i risultati più sbandierati quello dei fallimentari centri di detenzione in Albania e quello delle recenti misure volte alla sicurezza con decine di nuovi improbabili reati e pene grottesche. Come tranquillanti volti a sedare il corpo sociale.

Dove mancano politiche e visione: lavoro, scuola, cittadinanza

Niente per i nostri giovani, dove tutti i migliori continuano ad emigrare, niente per aumentare il tasso di occupazione femminile, niente investimenti sulla scuola, l’università, la formazione professionale del capitale umano.

E poi nessuna politica per gli immigrati: né per accelerare l’integrazione di quelli che già ci sono e dei loro figli che sono nati qui, né per far entrare con più organizzazione, formazione e integrazione le centinaia di migliaia di lavoratori che servono per la nostra economia e la nostra rete di servizi sociali.

Secondo gli esponenti della maggioranza la cittadinanza è una «identità», una sorta di privilegio corporativo, non una responsabilità a impegnarsi come chiede la Costituzione della Repubblica.

Il potere che acceca e ignora i bisogni reali

Sono dunque tante le ragioni per le quali, come dice il presidente Mattarella, bisogna impegnarsi e partecipare alla vita civile e politica. È un dovere di cittadini.

La premier trascorre una buona parte della sua vita all’estero, o comunque in impegni internazionali. Si ubriaca di viaggi e missioni. Ha frequentato la scuola linguistica come migliaia di ragazze che fanno le interpreti. Si trova bene tra eventi istituzionali, incontri bilaterali, ricevimenti, bandiere che sventolano e picchetti militari.

Si definisce audace, ambiziosa, orgogliosa della sua identità, fino al punto di sfidare tutti gli italiani che non la amano, e tanti che hanno bisogni concreti di lavoro, di reddito, di cure sanitarie.

A volte il potere acceca, e porta a commettere errori che nel tempo si rivelano fatali.