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martedì, Febbraio 11, 2025
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Dibattito | Moro e il futuro del Pd: rafforzare la democrazia.

Oggi il Pd potrebbe incarnare una visione strategica di rinnovamento nell’interesse generale del Paese, offrendosi come alternativa reale al modello di premierato personale autoritario che la Destra vorrebbero imporre.

Caro amici del Pd, il vostro appello, se accompagnato da una task force di ascolto capace di penetrare nel bunker di Elly e farle arrivare le istanze della base, può rappresentare un punto di svolta per superare l’attuale impasse di un Partito Democratico che non cresce né si sgretola, grazie soprattutto all’abnegazione della sua segretaria. Chi vi scrive, con 48 anni di esperienza nelle istituzioni locali, di cui gli ultimi 18 come deputato, ha avuto l’incredibile fortuna di avere come Maestro e amico personale Aldo Moro. La sua lezione, purtroppo spesso disattesa anche all’interno della stessa Democrazia cristiana, è oggi di scottante attualità, come mi accingo a dimostrare in sintesi. Moro, vittima di un martirio del quale, ahimè, Elly sembra sapere poco o nulla, nemmeno attraverso il suo maggiore sostenitore, Dario Franceschini.

Molti si sono chiesti perché le principali vittime del terrorismo in Italia siano state figure come Moro, Ruffilli e Bachelet, esponenti di spicco della tradizione cattolico-democratica. La risposta risiede nella loro visione strategica di una “democrazia matura fondata sull’alternanza”. Essi rappresentavano un ostacolo insormontabile per chi propugnava una rivoluzione violenta. Fu proprio grazie all’affidabilità di Moro che Enrico Berlinguer riuscì a rompere il legame con il Cremlino, dichiarando di sentirsi più sicuro “sotto l’ombrello della Nato”.

Ricordo con chiarezza uno degli incontri che ebbi con Moro durante un weekend sul lungomare di Terracina. In quell’occasione, egli mi spiegò che una pausa dall’ininterrotto esercizio del potere sarebbe stata salutare per la Democrazia cristiana, permettendole di rigenerarsi e riproporsi come una forza di governo capace di affrontare le sfide del futuro.

Non posso non citare una delle frasi più celebri, che però (come tale) Moro non pronunciò mai, quella delle “convergenze parallele”. In essa, comunque, c’è lo spirito del moroteismo. A prima vista poteva sembrare un ossimoro, una contraddizione, ma in realtà esprimeva la profonda convinzione che la convergenza tra diverse forze politiche fosse necessaria per rafforzare l’unità costituzionale del Paese, pur mantenendo un’alternanza di governo, pilastro di una democrazia matura.

Oggi il Pd potrebbe incarnare proprio questa visione strategica di rinnovamento, offrendosi come alternativa reale al modello di premierato personale autoritario che la Destra vorrebbero imporre. Un modello che non trova paragoni in alcun regime democratico nel mondo, tranne in un tentativo rapidamente abbandonato in Israele. Tuttavia, la stabilità dei governi è una questione che va affrontata, senza cedere alle sirene dell’autoritarismo. L’Italia non può più permettersi di essere fanalino di coda in Europa, con ben 12 Presidenti del Consiglio in 20 anni, impossibilitati a realizzare le riforme strutturali di cui oggi il Paese ha un disperato bisogno.

Solo risolvendo queste criticità il Pd potrà davvero assumere il ruolo di forza propulsiva del cambiamento, garantendo un futuro di stabilità e crescita all’Italia, senza scivolare in derive antidemocratiche.