Riportiamo per stima e amicizia questa nota che l’autore – nostro amico – ha ieri pubblicato nella chat di “Rete Bianca”. Appare comunque suggestivo il suo richiamo, a conclusione della nota, sulla necessità d’identificare le basi morali e politiche di una nuova società.

A prescindere dalla questione che la crisi ucraina esiste solo nelle redazioni dei media occidentali e nelle strategie di chi li controlla (Lavrov ha chiesto anche il calendario preciso degli attacchi russi a Kiev in modo da dare la possibilità al corpo diplomatico russo di programmare le ferie… Stanno ridicolizzando la propaganda Nato), e serve per altri fini (come il rapporto Durham, oscurare le olimpiadi cinesi), l’analisi di Farinone di ieri (su “Il Domani d’Italia”, ndr) evidenzia bene l’impossibilità di una politica estera comune dell’Unione Europea. Tale debolezza è strutturale, non è dovuta a dei limiti dei rappresentanti politici. È la geopolitica che detta le regole, anche nel rapporto con la Russia. L’imperialismo tedesco ha sempre inteso le relazioni con la Russia in termini strumentali, di sfruttamento delle risorse naturali russe in funzione dell’allargamento del suo spazio vitale e di una sua supremazia sul resto d’Europa, in prospettiva anche sulla Russia, perché la Germania si concepisce, pur frustrata dalla geopolitica che la relega a potenza di terra, come potenza mondiale.

Gli interessi tedeschi a Oriente, fanno impazzire gli angloamericani, inquietano i francesi che ogni volta che Berlino rialza la testamcorrono a Mosca a proporsi da argine alla minaccia tedesca, sono antitetici a quelli italiani. Beati gli spagnoli, che sono i meno oggettivamente esposti alle pressioni geopolitiche intraeuroopee, avendo un piede nel Vecchio Continente e l’altro in America Latina. Le vittime siamo noi: ciò che sta bene alla Germania danneggia l’Italia e viceversa. È mors tua, vita mea.

Questo è ancora più vero per le politiche economiche. Non avessimo accettato di entrare nella Zona Euro a quest’ora saremmo la seconda o forse addirittura la prima potenza economica europea. E l’Euro, moneta alla tedesca, insieme ai deliranti progetti di attuazione del Great Reset per via sanitaria e climatica, non potrà che produrre ulteriori effetti infausti. In una dozzina d’anni di Euro “duro” con patto di stabilità e in un paio d’anni di Great Reset pesante attuato attraverso il terrorismo sanitario ingiustificato, abbiamo distrutto 70 anni di progresso e, cosa ancora più grave, abbiamo instradato il Paese sulla via dello schianto. Perché quel che dice Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, che il tempo è superiore allo spazio, perché sono più importanti i processi che si avviano dei risultati, ahimè, vale anche nel male. Abbiamo avviato dei processi che, se non fermati in extremis, ci porteranno a un nuovo 8 settembre.

Ma forse sta proprio qui la nostra missione fondamentale nell’ora presente, che non è più quella di fermare un treno lanciato a tutta velocità verso il baratro. Bensì è quella di capire che la nuova tragedia storica verso cui siamo diretti, sarà la porta che apre verso una rinascita su basi completamente diverse dalle direttrici imposte in modo elitario e seguite sinora acriticamente a livello nazionale e internazionale. Basi di una nuova società che sin d’ora siamo chiamati a progettare, dal basso, secondo l’insegnamento sociale della Chiesa, tenendo condo degli interessi della classe media e del suo pieno diritto a non scomparire, e riaffermando la centralità della persona sul denaro e sulle tecnologie, che devono servire e non asservire l’uomo.