La presenza di una forza politica non si giustifica sulla base dell’intercalare polemico e contraddittorio dei suoi interventi quotidiani, come oggi avviene in larga misura nel confronto tra i partiti italiani, ma in virtù di un’adeguata coerenza di pensiero e di azione. Non s’inventa un profilo politico, lo si costruisce nel rispecchiamento di una storia di valori e di ideali, dandone ragione come linea di condotta stabile e duratura. Senza radici non c’è futuro, sopravvive soltanto la presunzione del momento.
L’Italia negli ultimi trent’anni ha conosciuto, tra alti e bassi, una complicata stagione economica e politica. Invece di essere abbattuto, il debito pubblico è aumentato. Analogamente, l’annuncio di una democrazia più trasparente ed efficiente si è tradotto nel logoramento delle regole fondamentali, registrando per ondate successive l’esplosione di spinte separatiste, processi di radicalizzazione, combinazioni di populismi e sovranismi, tutto all’insegna della deresponsabilizzazione individuale e collettiva.
Il problema di un “nuovo centro”, spesso evocato e più spesso contestato, riguarda in ogni caso la necessità di un “taglio delle ali” – non dice nulla l’accordo CDU-SPD in Germania? – con la conseguente formazione di una maggioranza in grado di guidare l’Italia verso il ristabilimento di condizioni favorevoli alla reale governabilità del sistema. Di fronte a novità eccezionali occorrono soluzioni eccezionali, ricomponendo un quadro di consapevolezza e responsabilità, specialmente alla luce delle istanze dei ceti popolari.
I cambiamenti in corso proclamano l’urgenza di una strategia d’intervento sul futuro del lavoro, la riorganizzazione del welfare, la struttura dei consumi, il modello di fiscalità. S’annuncia l’inevitabile fatica che comporta la costruzione di un nuovo compromesso tra democrazia e capitalismo. Ciò implica la contromarcia rispetto alla cultura della disintermediazione, quando è passato il concetto di un rapporto semplificato nella filiera della rappresentanza e della organizzazione degli interessi. Torna in auge la funzione essenziale dei corpi intermedi, in particolare delle forme sindacali, perché altrimenti finisce per sgretolarsi la solidarietà che serve in questa complessa transizione epocale.
Idee ricostruttive, per dirla con De Gasperi, e dunque idee che aiutino a disattivare il meccanismo delle astuzie e delle incongruenze. Si può ignorare il richiamo ad una “Europa indispensabile”? Sembra che l’aggettivo usato 75 anni fa da Schuman sia perlomeno sottovalutato. Intanto nel governo interagiscono e si scontrano indicazioni assai diverse: l’europeismo non è la vera cifra del blocco delle destre. Sta qui l’equivoco, invece di essere “pontiere” – magari! – tra Usa ed Europa, il governo fa da “portiere” nel grande albergo di radicali e conservatori, intaccando con la sua eccezionalità l’intelaiatura del Vecchio Continente. Per giunta, in ambito domestico, l’endemica conflittualità tra Lega e Forza Italia è serio fattore d’instabilità.
Altrettanto lacunosi sono i messaggi provenienti dall’opposizione. In nome della pace si glissa sulle scelte indispensabili a garantirne la tenuta. Amareggia constatare il carico di riottosità a riguardo dell’impegno sulla Difesa dell’Europa messo in mostra dalle diverse anime della sinistra. Anche il Pd, condizionato da logiche movimentiste, nell’Europarlamento ha dato prova di arrancare – trovando la classica quadra solo all’ultimo – proprio sulla questione del riarmo. Di fronte ad impegni ineludibili, pena l’esposizione a rischi molto gravi, si adotta un linguaggio che ricorda l’antica ambivalenza della “via italiana al socialismo”. In questo modo il carattere di un partito originariamente proposto come asse della politica democratica e riformatrice entra fatalmente in crisi.
Nelle elezioni del 2022 fu messa in campo la lista rappresentativa di una nuova “Terza forza”. L’operazione non aveva raccolto il consenso auspicato, ma neppure compromesso la possibilità di sviluppo. Vari errori, subito dopo, ne hanno scosso le premesse rendendo complicata ogni ipotesi di prosecuzione. Ciò nondimeno il vuoto di rappresentanza è palese ad occhio nudo, tanto da riproporre con insistenza la questione di un rilancio. Lo spazio esiste, ed esiste anche la domanda: non c’è però credibilità se erompe dal vuoto come un artificio, con l’ennesimo conglomerato pluridentitario dove ogni identità si perde o si scolora. In più, senza l’evidenza di apporti motivati secondo i valori del popolarismo, e con ciò innovando l’esperienza del cattolicesimo politico del Novecento, è arduo immaginare lo sviluppo del progetto. Ad oggi il “centro” vive di parole d’ordine di tipo neoliberista, troppo poco per aggredire la realtà.
Per questo, dinanzi a fragilità e povertà crescenti, “Tempi Nuovi-Popolari Uniti” sceglie anche di aderire alla Dichiarazione “sulla Fraternità Umana” proposta dalla Fondazione vaticana “Fratelli tutti” e firmata da Premi Nobel e rappresentanti delle Organizzazioni Internazionali insignite del Nobel per la Pace e dalla Santa Sede, oltre che dall’ANCI. “La fraternità – sostiene Papa Francesco – ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all’uguaglianza”. Tale adesione alla Dichiarazione si fonda sulla condivisione del comune obiettivo della fraternità e dell’impegno a diffondere la cultura della collaborazione e dell’integrazione istituzionale pubblica e privata, a tutela del bene comune e della dignità delle persone.
Ecco, dunque, che i cattolici democratici hanno da recuperare tra di loro e poi con altri uno spirito di sana cooperazione, operando sempre più “come se” già ora fossero un partito organizzato, e per giunta un partito forte e ben radicato sul territorio. A breve l’ambizione è quella di avviare, partendo dal basso, un processo di mobilitazione che identifichi la nostra “Europa indispensabile” come vettore di una nuova fase costituente. “Tempi Nuovi-Popolari Uniti” si rende partecipe di questa decisiva ritessitura politica, ma non rivendica per questo né primogeniture né funzioni direttive. L’importante è avere chiarezza e coerenza di linea politica, magari stimolando un senso di responsabilità a tutto campo. Lavoriamo tutti, aprendo porte e finestre, alla costituente di un progetto nuovo.
Roma, 3 Aprile 2025
(Anniversario della nascita di Alcide De Gasperi)