Molti segnali mi inducono a credere che la nostra analisi sulla situazione politica attuale del nostro Paese sia carente sul punto centrale: chi sono i nostri concittadini che oggidì votano per le due forze maggiori di governo?
Aldilà dei nominalismi, che coprono ai nostri occhi la visione reale dell’orientamento popolare, e ci impediscono di comprendere il reale fenomeno in atto che ha modificato radicalmente la geografia politica e sociale del nostro Paese, quali motivi ideali e reali hanno convinto così tanti italiani non solo a votare, ma sopratutto a sostenere queste due forze politiche? Da quali ambienti sociali e politici provengono queste adesioni ai due movimenti oggi al governo del Paese?
Solo una risposta reale sui cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni ci può dare un orientamento di fondo utile per le nostre scelte future basate sugli eventi realmente intervenuti nel profondo del nostro Paese. I nostri principi ideali sono ben noti a tutti noi e non dobbiamo qui ancora ripeterli. Non v’è dubbio che questi principi ci debbono orientare per le nostre scelte.
Ma, mi domando, non ci fanno troppo velo certi pregiudizi e anche certe conoscenze approssimative e non reali sugli orientamenti che hanno mosso e ancora muovono tanti nostri concittadini ad operare le scelte da loro compiute e che ci preoccupano così vivamente? Non sono questi concittadini provenienti da ambienti a noi vicini e sui quali noi abbiamo perso capacità di ascolto e di dialogo? I nostri stessi ideali non sono forse ancora capaci di agire sulla cultura, sugli animi, sugli ideali e sugli stessi interessi pratici di tanti nostri concittadini con i quali si è forse interrotta ogni forma di dialogo? Non è, allora, anche responsabilità nostra se questo forte distacco politico culturale in questi ultimi decenni si è prodotto? Non sono certi idola a farci velo?
Queste sono le domande che mi pongo. Perché se i mutamenti in atto sono reali e profondi, hanno cioè radici solide, le nostre future iniziative basate su analisi errate possono cozzare inutilmente su una realtà sociopolitica consolidata e forte, mentre forse un approccio diverso fondato sulla ripresa di dialoghi a suo tempo interrotti, basati su presupposti morali e culturali largamente diffusi e ancora presenti nella società italiana ci possono favorire una azione proficua di riorientamento degli animi di larga parte del nostro popolo.
Questo è, in definitiva, il problema che sento come urgente e decisivo.