11.4 C
Roma
lunedì, 22 Dicembre, 2025
Home GiornaleDomani è un altro giorno

Domani è un altro giorno

Quel Nuovo che manca ai nostri Natali e ai nostri anni nuovi e che la Festa continua ad annunciare, tra riti svuotati e la riscoperta del senso originario dell’inizio. La bella riflessione di Romano Guardini.

Il domani come alterità

Domani è un altro giorno. La canzone di Ornella Vanoni chiama il domani “un altro giorno”. Per malinconica routine? No, al contrario: qui altro significa diverso, differente. Deve essere un’altra cosa

Chi la canta dice di aspettarsi per domani un Giorno Nuovo, che non si trascini dai precedenti. Il Tempo di Natale evoca proprio questo: la certezza che il Nuovo sorge sempre.

Natale tra nostalgia ed eccitazione

Le feste natalizie oscillano tra nostalgia ed eccitazione. Ritualità risapute, in cui alla fine le promesse non vengono mantenute. Perché non c’entrano nulla con la vita. Perché, come dice don Fabio Rosini, «la prima vocazione è vivere. Vivere, ed essere felici».

Tutto ciò che sembra assomigliargli, ma non lo è davvero, non funziona.

Quando i riti perdono il senso

Non è tanto la zavorra del consumismo a rovinare il Natale, quanto il fatto che feste e riti vengano assunti dal capitalismo per sostituirne i significati con altri messaggi: suggestioni che gli assomigliano ma che sono radicalmente diverse, come il loglio che assomiglia al grano nella parabola della zizzania.

Si trasportano così nell’oggi tradizioni che non traducono più nulla di questo inaudito fenomeno del mondo occidentale, e dei suoi due millenni e oltre di domanda intorno allo stupore dell’Assoluto.

Questo lo dice Romano Guardini (1885–1968), teologo italo-tedesco, in un suo straordinario libricino del 1954: Natale e Capodanno. Pensieri per fare chiarezza.

Verità del Natale e del Capodanno secondo Romano Guardini

Sul Natale

«Che cosa significa dunque Natale?», si domanda Guardini.

Occorre prendere congedo da alcune concezioni, perché «sull’essenza del cristianesimo esistono definizioni annacquate e corrotte». Bisogna purificare le parole.

«Il cristianesimo non è la religione dell’amore del prossimo, dell’interiorità, o della personalità o di quant’altro di questo genere si possa ancora dire. Naturalmente, in tutto ciò v’è qualcosa di esatto, ma come un secondo aspetto, che acquisisce il suo senso solo quando è chiaro invece ciò che viene prima ed è autentico».

 

La Rivelazione come fondamento

Ciò che viene prima di tutto nel Natale, e che solo e soltanto ne giustifica la celebrazione, è che all’umanità accade una Rivelazione vitale, che essa non potrebbe mai creare da sé.

Accade un fatto, un evento, che nasce fuori dall’umanità. «Viene dall’altro lato del confine. Venuto al di qua del confine ora è presso di noi, con noi». E questo «in un senso inaudito».

Solo e soltanto questo è il Bambino, e il fatto carnale del Natale.

Tutto il resto — fedi, devozioni, riti, la gioia per i doni, l’affetto della famiglia, il rinvigorirsi della luce, la guarigione dall’angustia della vita — riceve senso solo da questo. Quando questa consapevolezza svanisce, tutto scivola via. Perché l’umanità non può produrre da sola ciò che la fa vivere.

Sul primo dellanno

Capodanno? Un significato concreto e tangibile: iniziare e finire.

«Due forze di fondo da cui scaturisce la vita nella sua totalità. Non potremmo sussistere se non iniziassimo ad ogni istante».

La vita non accade una volta per tutte. Nasce continuamente, altrimenti non esisterebbe.

 

La forza dellinizio

«La vita non scaturisce soltanto nella prima ora, quasi fosse una volta per tutte, ma emerge perennemente dalla profondità». Ogni risveglio non è semplice prosecuzione: «ha inizio qualcosa». Ogni giorno esiste una sola volta. Ogni mattino è nuovo. La forza dell’inizio si rende efficace: un inizio si è compiuto. Lo stesso accade in ogni opera che compiamo: è qualcosa di unico, anche solo perché non saremo mai più in quel punto della nostra vita.

Senza inizio, si soffoca

Il puro proseguire soffoca. «Nella monotonia del puro proseguire noi soffocheremmo». Ciò che rende possibile continuare a vivere è il costante inizio: il fatto che con ogni mattino, con ogni incontro, con ogni dolore e ogni gioia ci venga incontro il nuovo.