Dopo il voto trionfale per Boris Johnson e la riconferma della maggioranza degli inglesi per la Brexit, in Italia, Salvini e la Meloni, la destra nazionalista e populista, hanno immediatamente salutato gaudenti questo risultato. Ora non ci sono più né dubbi né alibi: la Gran Bretagna esce dall’Unione europea e ci saranno conseguenze sia per gli inglesi sia per l’Unione europea.

Anche sull’assetto dei partiti italiani s’imporranno scelte non più eludibili, soprattutto in Forza Italia, partito aderente al PPE che, con Berlusconi, segue una strategia di alleanza a destra, proprio insieme ai due partiti nazionalisti e anti europei della Lega salviniana e di Fratelli d’Italia. La distinzione tra partiti europeisti e partiti schierati contro l’Unione europea diverrà sempre più netta e crescerà l’esigenza di un nuovo centro democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, alternativo alla destra nazionalista e populista e alla sinistra.

Un progetto al quale noi “ DC non pentiti” stiamo lavorando, con l’avvenuta formazione della Federazione popolare dei DC e con l’adesione di altri amici popolari al manifesto Zamagni. Comprendiamo che, per esigenze collegate alle leggi elettorali di alcune regioni, gli amici dell’UDC abbiano deciso di collegarsi al nome e simbolo di Forza Italia, superando l’impegno della raccolta delle firme, ma deve essere chiaro che si tratta di una scelta tattica, tale da non pregiudicare la strategia che abbiamo concordato nel patto-statuto della Federazione popolare dei DC. Alla fine dovremo presentare liste della Federazione unita e/o del nuovo soggetto politico di centro che intendiamo concorrere a costruire.

Gli amici di Forza Italia, sempre più divisi tra quanti sentono forte l’attrazione a destra, in un’area cioè sempre più a netta dominanza salviniana, e quanti rivendicano la propria autonomia, sarebbe auspicabile si impegnassero, almeno questi ultimi, nella costruzione del nuovo soggetto politico di centro suddetto.

Costruire un gruppo parlamentare autonomo di centro dovrebbe essere il primo passo da compiere, come vanno richiedendo alcuni parlamentari di Forza Italia. Un gruppo nettamente schierato sulle posizioni europee del PPE, distinto e distante dagli amici che hanno deciso di allearsi con la Lega. La Federazione popolare dei DC, intanto, assuma come suo obiettivo a breve, il raggiungimento dell’unità con gli amici del manifesto Zamagni, per concorrere a costruire, nei tempi politicamente possibili, il nuovo soggetto politico di centro di cui l’Italia ha bisogno. Ciò porrà fine finalmente alla diaspora politica dell’area popolare e sarà la premessa indispensabile per uscire dall’attuale condizione di irrilevanza politico istituzionale.

Sulla riforma della governance europea abbiamo scritto le nostre idee nel saggio: “ Elezioni europee: la visione dei Liberi e Forti” editato alla vigilia delle recenti elezioni per il Parlamento europeo. Sono due i temi essenziali per indicare una seria proposta riformatrice di ispirazione popolare, europeista e trans nazionale, secondo i principi dei padri fondatori.

Il primo è quello del rapporto da rinegoziare nei trattati, al fine di superare i conflitti rivelatisi insanabili con la nostra Costituzione, specie quando, come nel caso del fiscal compact, quella decisione, nettamente in contrasto con gli stessi trattati liberamente sottoscritti, è stata il frutto di un regolamento di grado normativo inferiore ai trattati, redatto da euro burocrati, con l’avallo irresponsabile anche di nostri autorevoli esponenti di governo. Fatto quest’ultimo ampiamente dimostrato dai saggi del Prof. Giuseppe Guarino, ahimè, sin qui volutamente e colpevolmente misconosciuti.

Il secondo è il tema della sovranità monetaria che, nei modi in cui si è sin qui realizzata a livello dell’Unione e in quasi tutti i Paesi componenti della stessa, con il controllo de facto della BCE e delle banche centrali dei diversi Paesi da parte degli hedge fund anglo caucasici (kazari), riduce la “sovranità popolare” a un ectoplasma senza sostanza; con le politiche economiche prone al dominio degli interessi dei poteri finanziari, che subordinano ad essi tanto l’economia reale che la politica. In sostanza, annullano de facto la democrazia e le fondamenta stesse su cui si regge il nostro patto costituzionale.

Noi non crediamo sia utile né opportuno uscire dall’UE che i nostri padri hanno voluto, ma sappiamo che è assolutamente necessario cambiare rotta se vogliamo che l’Unione europea possa progredire verso un progetto di autentica confederazione di stati e regioni, con un Parlamento eletto a suffragio universale e un governo centrale eletto dallo stesso Parlamento, superando in tal modo l’attuale insostenibile costruzione artificiosa, inefficiente e inefficace, funzionale sin qui solo agli interessi dei poteri finanziari dominanti.

Questo, a nostro parere, dovrebbe essere uno degli obiettivi di tutti i Popolari europei che si riconoscono nel PPE e di tutti i democratici che si sentono impegnati nella costruzione dell’unità politica dell’Europa.

L’alternativa, altrimenti, sarà la progressiva dissoluzione della stessa Unione. Questa azione riformatrice dell’Unione europea, in ogni caso, non può essere condotta da posizioni isolazioniste come quella salviniana o della destra estrema, ma all’interno delle grandi forze politiche europee che, per quanto ci riguarda, sono quelle che si riconoscono nel PPE. Avanti, dunque, da “Liberi e Forti”, eredi della migliore tradizione europeista dei padri DC fondatori dell’Unione europea: Adenauer, De Gasperi, Monnet e Schuman.