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martedì, 19 Agosto, 2025
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Dopo Washington resta l’invito di Gromyko: Russia e Ue si parlino

Occorre giungere a una normalizzazione dei rapporti. La responsabilità primaria dell’Ue consiste nel riprendere la sua grande tradizione diplomatica. La voce di Gromyko può orientare gli sforzi per la pace.

Sul più importante giornale italiano, il Corriere della Sera, di ieri 18 agosto 2025, è stata pubblicata una intervista, a firma di Marco Imarisio, ad Aleksej Gromyko, direttore dell’istituto d’Europa (IE) dell’Accademia Russa delle Scienze (RAS), sulle ripercussioni del vertice del 15 agosto scorso in Alaska fra i presidenti di Stati Uniti e Russia, sulle relazioni fra Russia e Unione Europea.

Gromyko è figlio d’arte nel campo diplomatico, è nipote dello storico ministro degli esteri dell’Unione Sovietica, Andrej Gromyko. Aleksej Gromyko è una persona che conosce ed ama l’Europa. Esperto di politica internazionale, dirige il centro studi sull’Europa, l’IE, della RAS, che pubblica analisi rigorose e indipendenti sui principali Paesi europei. Cosa che anche chi scrive, ha potuto verificare di persona, di recente, realizzando uno studio di presentazione sull’ultimo Rapporto dell’IE-RAS (https://www.agendadomani.it/?p=16369 ) sull’Italia.

Per questo si può considerare uno dei più autorevoli esponenti dell’ala più dialogante del potere russo. Nel 2022 non venne riconfermato nel comitato scientifico presso il Consiglio di sicurezza russo, dopo aver sottoscritto un documento che esprimeva «estrema preoccupazione» per il conflitto in Ucraina. 

Anche per queste ragioni, merita attenzione la sua analisi, anche nei suoi aspetti di critica ad alcune scelte dell’Ue, ma svolte nella convinzione che «una discussione rispettosa è la via più efficace per riavvicinare parti molto distanti tra loro».

Una posizione che non può lasciare indifferenti, soprattutto quella parte della classe dirigente italiana che in qualche modo continua ad ispirarsi a grandi maestri della diplomazia e del dialogo come Alcide De Gasperi, Aldo Moro, Amintore Fanfani, Enrico Mattei, Giulio Andreotti.

In questa intervista Gromyko ricorda all’Ue che senza il ritorno al dialogo, che implica anche l’ascolto delle ragioni della controparte, non si possono trovare soluzioni durature. Perché, avverte, il senso del vertice di Anchorage è stato proprio quello del «ritorno degli Usa a un  dialogo ponderato con la Russia, volto a normalizzare i rapporti». Ma, a giudizio di Gromyko vanno normalizzati i rapporti non solo tra Russia e Ucraina, ma anche quelli tra Russia, Usa e Nato. 

Pensare solo a come infliggere una sconfitta – osserva – è un surrogato della diplomazia che umilia la grande tradizione diplomatica europea.

Quasi una risposta indiretta al tenore di certi  appelli che attraversano la nostra opinione pubblica, come quello ad esempio, su La Stampa, un altro importante quotidiano italiano, del 17 agosto 2025, di Bill Emmott, ex direttore di The Economist, secondo cui «Prima di ogni altra cosa, l’Europa deve dimostrare di voler danneggiare la Russia».

La vera diplomazia, che propone Gromiko, «è un atteggiamento di rispetto verso la controparte e il riconoscimento a questa del diritto ai propri interessi, è la volontà di fermare le guerre anziché prolungarle». 

In questo senso il direttore dell’IE, seppur a malincuore è costretto a rilevare che «l’Europa in questi mesi ha dato uno spettacolo misero, cercando non di svolgere un certo ruolo nella soluzione della crisi ucraina, ma solo di trovare un modo per far sì che la Russia ne esca parte perdente». La sua dura conclusione: «uno sbaglio pericoloso, un’illusione nella migliore delle ipotesi. Non è diplomazia, ma un suo surrogato».

Tuttavia, proprio perché sono critiche formulate non per alimentare una sterile polemica o per ragioni di propaganda, ma scaturite da una profonda conoscenza dei meccanismi  che regolano le relazioni internazionali, e in uno spirito di dialogo, credo sia importante in Italia e nell’Ue confrontarsi con altrettanta lealtà e franchezza, con queste opinioni di Gromyko. Anche per scongiurare il rischio di auto escludersi, come Ue, dai tavoli che contano per una nuova architettura  di sicurezza in Europa e per una nuova governance globale. E il vertice multilaterale di ieri alla Casa Bianca, tra sette leader europei, fra cui la presidente del Consiglio italiana, Meloni, e i presidenti di Ucraina e Stati Uniti, Zelensky e Trump, può costituire una opportunità per un cambio di approccio.

Quelle espresse da Aleksej Gromyko nell’intervista al Corriere della Sera, come osserva il prof. Marco Ricceri, segretario Generale dell’Eurispes (del cui Comitato Scientifico è membro lo studioso russo), vanno considerate come “riflessioni importanti sul ruolo fondamentale della diplomazia e sulla posizione dell’Ue”.