L’autore, amico de “Il Domani d’Italia”, esprime in questo articolo un parere che la redazione non condivide. La tesi è ben argomentata, ma non convince. Ciò rafforza comunque la fiducia a riguardo dell’opportunità di tenere aperti i canali del confronto, specie su una questione tanto dibattuta come quella qui affrontata. Il rischio resta pesante, come molti sanno: l’eventuale elezione di Draghi al Quirinale può far cadere di nuovo nell’ingovernabilità un Paese bisognoso, oggi più che mai, di una tregua operosa sul piano delle riforme strutturali. La stabilità del quadro politico non è un optional nell’Italia post pandemia.
Il Presidente del Consiglio ha presentato l’altro giorno la Nadef, premessa della legge finanziaria e della manovra di bilancio. È un documento, frutto della capacità di governo in una fase critica per le conseguenze della pandemia, che attesta anzitutto la volontà di mettere in campo precisescelte razionali per un consolidamento della crescita economica attraverso la leva degli investimenti.
È un significativo cambiamento di rotta dopo gli anni di assistenzialismo degenerativo, senza selezione degli interventi e con conseguente spreco di risorse pubbliche.
La fase politica che ci separa dalla elezione in febbraio del nuovo Presidente della Repubblica sarà agevolmente superata dal governo Draghi. Le fibrillazioni si apriranno inevitabilmente dopo quella importante e decisiva scadenza. È paradossale che la elezione di Mario Draghi al vertice delle Istituzioni repubblicane venga ostacolata da quanti temano per le elezioni politiche anticipate che metterebbero a rischio la rielezione di deputati e senatori in una rappresentanza parlamentare compressa dalla riduzione dei seggi parlamentari!
Il timore di perdere il seggio e i privilegi parlamentari soprattutto per i cinque stelle spingerà a cercare un compromesso al ribasso cercando di tenere Draghi a Palazzo Chigi non per realizzare una agenda per il Paese,ma per sopravvivere ai privilegi fintamente combattuti (indennità e pensione). Con le elezioni anticipate nel 2022 perderebbero tutto ciò.
Ma è un calcolo illusorio perché comunque vada l’appuntamento presidenziale le fibrillazioni nella larga maggioranza tenderanno a crescere per il riposizionamento delle forze politiche sui temi cruciali come il fisco e la casa.
È inaccettabile quanto si sta perpetuando tenendo un Parlamento sotto ricatto di quanti hanno fallito nelle riforme e nel governo del Paese. Tutto ciò accade perché sono stati cancellati i presidi di libertà del Parlamento e dei parlamentari, che consentivano di potere svolgere il mandato senza condizionamenti, come dimostrano le elezioni anticipate fino al 2008.
Poi è tutta un’altra storia. Si è assistito ad una progressiva erosione della democrazia parlamentare. Dall’altro lato v’è chi vede Draghi al Quirinale non per i suoi altissimi meriti come sarebbe giusto, ma come occasione per affermare un semipresidenzialismo materiale aggirando la Costituzione senza avere il coraggio di realizzare le adeguate riforme costituzionali.