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Draghi: la sicurezza dell’Ue messa in dubbio da Trump. Usare il debito comune per la Difesa europea

Roma, 18 mar. (askanews) – “La nostra sicurezza è oggi messa in dubbio dal cambiamento nella politica estera del nostro maggior alleato rispetto alla Russia che, con l’invasione dell’Ucraina, ha dimostrato di essere una minaccia concreta per l’Unione Europea”. Per far fronte alle esigenze di una difesa europea, oggi inevitabile, è necessario ricorrere al debito comune. Lo ha affermato Mario Draghi, nell’audizione al Senato, dinanzi alle Commissioni bilancio, attività produttive e politiche europee di Montecitorio e Palazzo Madama.

L’audizione, convocata per approfondire il Rapporto sulla competivitià, si è concentrata, come era prevedibile, sui temi geolitici di attualità, in primis il Piano europeo di riarmo e i dazi.

“L’Unione Europea – ha ricordato Draghi – ha garantito per decenni ai suoi cittadini pace, prosperità, solidarietà e, insieme all’alleato americano, sicurezza, sovranità e indipendenza. Questi sono i valori costituenti della nostra società europea. Questi valori sono oggi posti in discussione. La nostra prosperità, già minacciata dalla bassa crescita per molti anni, si basava su un ordine delle relazioni internazionali e commerciali oggi sconvolto dalle politiche protezionistiche del nostro maggiore partner. I dazi, le tariffe e le altre politiche commerciali che sono state annunciate avranno un forte impatto sulle imprese italiane ed europee”.

Il debito comune per sostenere gli investimenti richiesti dal ReArm Eu è essenziale perché “gli angusti spazi di bilancio non permetteranno ad alcuni Paesi significative espansioni del deficit, né sono pensabili contrazioni nella spesa sociale e sanitaria: sarebbe non solo un errore politico – ha detto Draghi – ma soprattutto la negazione di quella solidarietà che è parte dell’identità europea, quell’identità che vogliamo proteggere difendendoci dalla minaccia dell’autocrazia”.

L’ex presidente del consiglio si è poi soffermato sul tema dei dazi sottolineando che nella guerra commerciale “l’Europa è più vulnerabile di tutti gli altri, perché noi traiamo il 50% del nostro prodotto dal commercio estero, gli Stati Uniti solo il 26%, la Cina solo il 32%. Quindi se gli altri mettono dei dazi e noi rispondiamo alla fine fondamentalmente creiamo anche un danno a noi stessi”. La risposta giusta indicata da Draghi è quella di stimolare il mercato comune e aumentare la domanda interna.

Un riferimento poi all’energia. “Una seria politica di rilancio della competitività europea deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette, per imprese e famiglie”.