Roma, 20 mag. (askanews) – Nino Benvenuti, leggenda dello sport italiano, campione del mondo dei pesi medi di pugilato e medaglia d’oro a Roma ’60 è morto. Tante le imprese in carriera: campione olimpico dei pesi welter nel 1960, campione mondiale dei pesi superwelter tra il 1965 e il 1966, campione europeo dei pesi medi tra il 1965 e il 1967, campione mondiale dei pesi medi tra il 1967 e il 1970. Nel 1968 ha vinto il prestigioso premio di Fighter of the year, unico italiano ad aver conseguito tale riconoscimento Pochi nomi risuonano nel pantheon dello sport italiano con la stessa risonanza e affetto di Nino Benvenuti. Non solo un pugile, ma un’icona, un uomo che ha incarnato l’eleganza sul ring, la potenza nei colpi e un carisma innato che lo ha reso amato da milioni. La sua carriera, costellata di trionfi epici e sfide memorabili, lo ha proiettato nell’Olimpo della boxe mondiale, cementando la sua leggenda ben oltre i confini del quadrato.
Nato a Isola d’Istria il 26 aprile 1938, Giovanni “Nino” Benvenuti ha iniziato il suo percorso nel pugilato con una precoce e inequivocabile dimostrazione di talento. Il dilettantismo è stato un trampolino di lancio glorioso: la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma del 1960 nei pesi welter leggeri, conquistata con uno stile impeccabile e una determinazione ferrea, ha segnato il suo ingresso trionfale sulla scena internazionale. Quella vittoria non fu solo un alloro personale, ma un momento di orgoglio nazionale, che lo proiettò immediatamente nell’immaginario collettivo come il simbolo di una nuova generazione di atleti italiani. Il passaggio al professionismo nel 1961 fu altrettanto fulminante. Benvenuti scalò rapidamente le classifiche, affinando la sua tecnica e dimostrando una versatilità rara. Era un pugile completo: abile nel muoversi, capace di boxare dalla distanza ma anche di sferrare colpi devastanti al corpo e al volto. La sua guardia era impeccabile, la sua difesa efficace, ma ciò che lo rendeva veramente speciale era la sua capacità di trasformare ogni match in uno spettacolo. Non era solo un combattente, ma un artista del ring. Il 18 giugno 1965, a Milano, Nino Benvenuti conquistò il suo primo titolo mondiale professionistico, quello dei pesi superwelter WBA e WBC, battendo lo sfidante Sandro Mazzinghi in un derby italiano che divise e appassionò l’intero paese. Fu una battaglia epica, un confronto di stili e personalità, che vide Benvenuti prevalere con la sua classe cristallina. Questa vittoria lo consacrò definitivamente come uno dei pugili più forti del mondo.
Ma è nella categoria dei pesi medi che Benvenuti raggiunse l’apice della sua fama. Il 17 aprile 1967, al Madison Square Garden di New York, affrontò Emile Griffith per il titolo mondiale dei pesi medi. Fu un match leggendario, uno dei più emozionanti della storia della boxe. Benvenuti, con la sua combinazione di eleganza e potenza, riuscì a sconfiggere l’ostico avversario ai punti, conquistando il titolo mondiale. La rivincita, disputata a New York pochi mesi dopo, vide Griffith riprendersi la cintura, ma la trilogia con Benvenuti si concluse con un’altra vittoria per l’italiano l’anno successivo, dimostrando la sua superiorità e la sua incrollabile resilienza. Era un uomo di grande fascino, con un sorriso disarmante e una presenza scenica magnetica. La sua popolarità trascendeva l’ambiente sportivo, rendendolo un’icona di stile e un volto riconoscibile anche per chi non seguiva assiduamente il pugilato. La sua umiltà, nonostante i successi, e la sua capacità di comunicare lo hanno reso un beniamino del pubblico, un “bravo ragazzo” che portava alto il nome dell’Italia nel mondo. Dopo il ritiro dal pugilato nel 1971, Benvenuti non è scomparso dai riflettori. Ha intrapreso una carriera televisiva e cinematografica, dimostrando ancora una volta la sua versatilità e il suo carisma. La sua presenza in programmi di successo e in film ha consolidato la sua immagine di personaggio pubblico a tutto tondo, amato e rispettato. Nino Benvenuti è molto più di un pugile campione; è un pezzo di storia italiana, un esempio di dedizione, talento e integrità. La sua figura continua a ispirare generazioni di sportivi e non, a testimonianza di come l’eleganza, la forza e un carattere indimenticabile possano lasciare un’impronta indelebile nella memoria collettiva. La sua leggenda vive, brillante e intramontabile, come i suoi pugni che hanno incantato il mondo.