Ha destato sconcerto il (malo) modo in cui Salvini ha inteso sottrarsi alla celebrazione del 25 aprile. E lo sconcerto, ovviamente, ci sta tutto.
Eppure, in quel suo gesto c’è tutto lui. Il suo non concedere mai nulla, neppure un tratto di gentilezza e di rispetto, a chi la pensa diversamente. Il suo rinchiudersi in un perimetro di destra angusto. Forse anche la radicalità di certe sue convinzioni. Da Salvini non ci si aspetta mai un gesto inconsueto, spiazzante, generoso verso il resto del mondo. Egli è, diciamo così, un uomo tutto d’un pezzo. Nel senso che ogni altra tessera del mosaico italiano che non sia la sua viene sempre cancellata con un misto di burbanza e di pochezza. Senza mai un respiro più ampio.
Ora, tutti siamo spaventati nel vedere -sondaggi alla mano- che quasi un italiano su tre fa il tifo per lui. Ma agli altri due italiani su tre il leader leghista sa offrire solo la sua irridente indifferenza. Cosa che dovrebbe farci capire che egli non è affatto imbattibile. E che un’alternativa che fosse inclusiva di tante diverse sensibilità storiche annidate e nascoste nel cuore del paese avrebbe tutte le carte in regola per togliergli lo scettro che lui si illude di avere già in pugno.