Roma, 21 apr. (askanews) – Se Papa Wojtyla sarà ricordato come l’affossatore “morale” del sistema socialista, Papa Bergoglio lo sarà certamente per aver preso l’economia liberista ‘per le corna’, in un tentativo molto più titanico di “conversione” in un sistema in crisi più dal punto di vista morale e sociale che economico. Uno sforzo che Francesco ha voluto supportare con uno strumento tecnico, quell’ “Economy of Francesco” che portasse all’attenzione del mondo strade alternative al capitalismo liberistico, attraverso anche esperienze dal basso coinvolgendo le giovani generazioni. E’ così che il 1 maggio del 2019, Bergoglio prese carta e penna per scrivere un messaggio di chiamata a raccolta ad Assisi, sui difficili temi dell’economia. Uno sforzo dal basso, come è stato lo stile del pontificato, contrastato anche dallo scoppio della pandemia. Dopo tre anni, un pontefice già provato dagli anni, non ha fatto però mancare la sua presenza nella città di San Francesco, il 24 settembre del 2022, per incontrare i giovani esperti giunti da tutto il mondo. Nel suo discorso il Papa espresse il suo “sogno”. “Un giovane – disse in quella occasione – vede in un altro giovane la sua stessa chiamata, e poi questa esperienza si ripete con centinaia, migliaia di altri giovani, allora diventano possibili cose grandi, persino sperare di cambiare un sistema enorme, un sistema complesso come l’economia mondiale”.
Poi una constatazione: “Oggi parlare di economia sembra cosa vecchia: oggi si parla di finanza, e la finanza è una cosa acquosa, una cosa gassosa, non la si può prendere. Una volta, una brava economista a livello mondiale mi ha detto che lei ha fatto un’esperienza di incontro tra economia, umanesimo e religione. Ed è andato bene, quell’incontro. Ha voluto fare lo stesso con la finanza e non è riuscita. State attenti a questa gassosità delle finanze: voi dovete riprendere l’attività economica dalle radici, dalle radici umane, come sono state fatteà.”, il suo invito rivolto ai giovani.
“Una nuova economia, ispirata a Francesco d’Assisi, oggi può e deve essere un’economia amica della terra, e un’economia di pace. Si tratta di trasformare un’economia che uccide in un’economia della vita, in tutte le sue dimensioni. – ha detto il Papa con chiarezza in quell’occasione – Arrivare a quel ‘buon vivere’, che non è la dolce vita o passarla bene, no. Il buon vivere è quella mistica che i popoli aborigeni ci insegnano di avere in rapporto con la terra”. Insomma, una agenda ambiziosa dal punto di vista dell’umano, e quindi dell’approccio culturale delle società in cui viviamo, ancor prima che dei modelli economici che, secondo Francesco debbono modellarsi a questo e non viceversa. Ma, ha messo in guardia Francesco, “non basta fare il maquillage, bisogna mettere in discussione il modello di sviluppo” visto che “la situazione è tale che non possiamo soltanto aspettare il prossimo summit internazionale, che può non servire: la terra brucia oggi, ed è oggi che dobbiamo cambiare, a tutti i livelli”.
Ma, sempre da Assisi, la condanna del Papa argentino all’unico sistema economico sopravvissuto ed ormai universale è parso quasi senza appello: “c’è infine una insostenibilità spirituale del nostro capitalismo. – ha infatti detto – L’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio, prima di essere un cercatore di beni è un cercatore di senso. Noi tutti siamo cercatori di senso. Ecco perché il primo capitale di ogni società è quello spirituale, perché è quello che ci dà le ragioni per alzarci ogni giorno e andare al lavoro, e genera quella gioia di vivere necessaria anche all’economia. Il nostro mondo sta consumando velocemente questa forma essenziale di capitale accumulata nei secoli dalle religioni, dalle tradizioni sapienziali, dalla pietà popolare”. Un’economia di Francesco, è stato quasi il suo mandato alle nuove generazioni, “non può limitarsi a lavorare per o con i poveri. Fino a quando il nostro sistema produrrà scarti e noi opereremo secondo questo sistema, saremo complici di un’economia che uccide. Chiediamoci allora: stiamo facendo abbastanza per cambiare questa economia, oppure ci accontentiamo di verniciare una parete cambiando colore, senza cambiare la struttura della casa? Non si tratta di dare pennellate di vernice, no: bisogna cambiare la struttura”.