Elezioni, non è tutto oro quel che brilla attorno alla Meloni.

Lo spostamento degli elettori in numeri assoluti ci dice che si è esaurita la fase espansiva del consenso a favore del governo. La destra è battibile, ma serve un’opposizione compatta.

Le recenti elezioni europee saranno ricordate in Italia come la prima consultazione politica nella quale più della metà degli aventi diritto ha deciso di non votare. Un dato che era nell’aria e che è stato confermato da questa competizione che, inoltre, ha fatto registrare un’ulteriore bipolarizzazione del quadro politico nazionale, nonostante si votasse con un sistema elettorale proporzionale. Sono due importanti temi di riflessione per la politica nel suo complesso.

Il risultato – rispetto alle elezioni politiche del settembre 2022 – ha premiato prevalentemente i due principali partiti (Fratelli d’Italia +2,8% e Partito Democratico +5,07%), senza sottacere il buon risultato di Alleanza Verdi e Sinistra che ha segnato un aumento del 3,22%. C’è da sottolineare che per raggiungere il risultato i partiti di governo (la Meloni in particolare) hanno spinto molto su promesse che non potranno essere mantenute; bonus, condoni, pensionamenti anticipati, cuneo fiscale ed eliminazione delle liste di attesa per la sanità, ovvero un pacchetto (o meglio un “pacco”) di misure che cubano non meno di quaranta miliardi di euro. 

Nella considerazione sul gradimento degli italiani nei confronti del governo va inserita la valutazione non secondaria del numero assoluto di voti raccolti. La bassa partecipazione al voto ha infatti determinato per i partiti di governo un aumento della percentuale di consensi, ma ciò è avvenuto contestualmente alla perdita di un grande numero di voti in termini assoluti. Rispetto al 2022 Fratelli d’Italia ha perso 596.000 elettori, la Lega ne ha persi 375.000 e Forza Italia 41.000 (per un totale di oltre un milione di voti); per completezza il Partito Democratico ha invece guadagnato 255.000 elettori, mentre Alleanza Verdi e Sinistra ne ha acquisiti 544.000. Lo spostamento degli elettori in numeri assoluti ci dice che si è esaurita la fase espansiva e crescente del consenso a favore del governo. Meloni e che la destra è battibile. 

Dalla competizione europea esce indiscutibilmente sconfitto (con due milioni di voti in meno rispetto al 2022) il Movimento 5 Stelle o ciò che rimane di quella formazione che è sempre più il partito personale di Giuseppe Conte. Con Conte esce sconfitta la linea politica da lui incarnata in questi due anni di governo-Meloni, ovvero quella postura politica con la quale lo stesso Conte ha dato spesso l’impressione di non avere ben chiaro chi fossero gli avversari e chi i compagni di strada; il risultato (un 9,99% che ricorda i prezzi del supermercato) dimostra che l’elettorato pentastellato non ha capito e non ha gradito.

Il mancato raggiungimento della soglia di sbarramento del 4% dovrebbe suggerire anche a Renzi e Calenda di rivedere alcune valutazioni su una presunta autosufficienza che è stata smentita dal risultato elettorale. I numeri che contano sono quelli che escono dalle urne, non quelli che si raccontano nei comizi.

È possibile che dopo il risultato europeo ci sia bisogno di un ulteriore tempo di maturazione per arrivare ad una consapevolezza più diffusa sul fatto che ancora oggi l’elemento di maggiore forza per il governo è dato proprio dalla divisione che persiste tra le forze politiche di opposizione. Gli elettori probabilmente lo hanno molto più chiaro di alcuni dirigenti politici affetti da un incurabile narcisismo.