Europa, Draghi lancia un monito: o si sveglia o scompare.

Il rapporto elaborato dall’ex Presidente della Bce ed ex Premier italiano sulla competitività indica la necessità di colmare il divario con Usa e Cina. Non va ignorata anche la pressione esterna al cambiamento dell'Ue.

C’è molta attesa per la presentazione di domani alla Commissione Europea del rapporto sulla competitività, curato da Mario Draghi, dopo le anticipazioni fatte dall’ex presidente della Bce al Coreper, l’organismo delle rappresentanze permanenti degli Stati membri, e ai capigruppo dell’europarlamento,

Prima che il dibattito si sposti sui dettagli del corposo documento che si articola in cinque macro-capitoli sulla base dei dieci principali dossier economici che riguardano l’Ue, si può sottolineare, e raccomandare, di non perdere di vista l’idea centrale che sta alla base della visione di Draghi dell’Ue, alla luce del cambiamento d’epoca in corso. Tale idea consiste nel prendere coscienza del divario che ormai esiste con gli Stati Uniti e con la Cina e cercare di colmarlo con, sono parole sue, “una cooperazione senza precedenti”.

Per dare l’idea di quanto sia necessario accogliere la sfida indicata da Draghi basta fare qualche esempio.

A iniziare dal settore della ricerca. L’Accademia Cinese delle Scienze (CAS), divenuta l’organizzazione di ricerca più grande del mondo, da sola è leader mondiale in ben 31 delle 64 tecnologie chiave del futuro  (come intelligenza artificiale, biotecnologie, batterie per veicoli elettrici, ecc.), secondo l’Australian Strategic Policy Institute (ASPI) think tank espressione dei Five Eyes.

Se l’Ue della ricerca continua a procedere divisa con il nostro Cnr, il Cnrs francese, il Csic spagnolo e la tedesca Max Planck Society, non c’è futuro per l’Ue. Così in ogni altro campo.

Lo stesso avviene in campo geopolitico, in cui l’Ue sconta una colpevole perdita di attrattività a cominciare dal bacino del Mediterraneo. Se l’Unione Europea non prenderà sul serio l’invito di Draghi a svegliarsi, si vedrà semplicemente sostituita da altri nelle sue sfere di influenza. I due più grandi Paesi del Nord Africa, Algeria ed Egitto, quest’ultimo anche membro full-fledged del Coordinamento Brics, sono sempre  più integrati finanziariamente con i Brics. Sono i dirimpettai dell’Ue ma Brasile, Russia, Sudafrica, India e Cina sono sentiti da loro più vicini di Bruxelles. La strategia per il Mediterraneo costituisce una delle grandi priorità per il rilancio dell’Ue, per recuperare il tempo e il vantaggio competitivo perduti, di cui è ennesima conferma la notizia che l’Algeria, che è divenuta tra i primi (se non il principale) partner energetici dell’Italia, è entrata nella Nuova Banca di Sviluppo, la maggiore istituzione finanziaria dei BRICS con sede a Shanghai. Lo ha annunciato la stessa presidente della New Development Bank, Dilma Rousseff, ex presidente del Brasile, a Città del Capo a margine della riunione annuale della banca. Inoltre, si può ricordare anche che il principale partner di Algeri per la costruzione di oltre 6000 km di ferrovie che farà dell’Algeria il principale hub ferroviario del Nord Africa, è la Cina.

Infine, ma non meno importante, tra i fatti recenti che suggeriscono dall’esterno la necessità di una profonda riforma dell’Ue, si può citare anche la clamorosa mossa della Turchia di presentare formale domanda di adesione ai Brics in vista del vertice di Kazan del 22-24 ottobre prossimi. Una scelta dettata in gran parte da motivazioni tattiche ma che esplicitamente accusa il deficit di iniziativa, di capacità di integrazione dimostrato dall’Ue nei confronti di potenziali Paesi partner.

Rapidi accenni che sembrano suggerire che bisogna cambiare l’Ue dall’inteno per fare fronte alle sfide esterne di un mondo che cambia rapidamente e che non ci sta ad aspettare,. E lo si può fare cogliendo la sostanza del messaggio di cambiamento che domani Mario Draghi presenterà alla Commissione Europea.