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domenica, Aprile 20, 2025
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Europa e democrazia: confronto all’Istituto Sturzo tra Mons. Paglia e Prodi

L’Europa unita è idea che originariamente nasce dall’esigenza di pace. La Germania tra 10 anni avrà l’esercito più forte della UE. Che accadrà se nel frattempo non sarà stata costruita una difesa comune?

Si è tenuta a Roma una nuova sessione del programma di seminari “In difesa della democrazia” organizzati e condotti da Agostino Giovagnoli. Questa volta il dell’incontro è stato “Europa e democrazia”. Per sviluppare l’argomento sono stati scelti due relatori d’eccezione: Mons. Vincenzo Paglia e Romano Prodi (in ordine puramente alfabetico, è stato sottolineato). È stato messo subito in luce un dato rilevato in comune dai tre relatori: c’è, e ci deve essere, una totale coincidenza tra le tre realtà, Europa, pace, democrazia. Tuttavia, proprio in Europa si trovano soggetti che negano contemporaneamente, anche se separatamente, unità europea, pace e democrazia: a cominciare dalla Russia. Si devono trovare perciò gli strumenti spirituali e culturali più opportuni per inficiare l’azione dei soggetti che non sono favorevoli alla concretizzazione e all’affermazione di questa coincidenza, dovendo subire un impatto che, per le loro ambizioni e il loro voler essere sbrigativi, si rivela molto complesso. Ma come? Pure la pace? Pure la democrazia? Noi volevamo fare transazioni con gli europei senza l’ingombro della democrazia e l’obbligo preliminare della pace. E senza dover a che fare con una Europa politicamente unita.

Quello attuale potrebbe essere un momento molto promettente per l’Europa. Sembra paradossale, con tutto quello che sta succedendo, ma è così.

Europa unita e democrazia, Europa unita e pace 

Sono tematiche da affrontare con coraggio e incisività. Ma oggi lo si può fare con una fondata speranza di arrivare a qualcosa di sostanziale e di inedito: e di molto positivo. L’Europa unita è idea che originariamente nasce dall’esigenza di pace. A sua volta l’unità europea è prezioso fattore di pace. Giovagnoli ha ricordato papa Benedetto XV, che di fronte all’incendio della Grande Guerra parla di “inutile strage”. Qual è stata la posizione dei cattolici? Abbiamo avuto Sturzo e abbiamo avuto il Programma di Milano, redatto a cura dei Neoguelfi nella Dc appena nata. Sempre coincidenza tra Europa unita, pace, democrazia. I cattolici hanno avuto quello che è il più grande pansatore dell’Europa Unita, Alcide De Gasperi. Successivamente la memoria del pensiero degasperiano si è venuta indebolendo. I papi da Pio XII sono tutti stati straordinari europeisti, e non di maniera.

Certo, oggi bisogna crederci attivamente, ha argomentato Giovagnoli. Europa è processo. Dall’impero romano, all’Europa Cristiana, all’impero carolingio, all’impero di Carlo V eccetera, si è andati avanti con un alternarsi di processi di aggregazione e di successiva disgregazione. Giorgio La Pira non si stancava di ripetere che la Storia è fatta di passi. Va sottolineato che la divisione non può nascere né stare nel metodo. Il nodo che viene al pettine è la dialettica tra europeisti e nazionalisti. Il nazionalismo è sicuramente il fattore maggior fautore della guerra. Europa unita vuole invece dire pace.

La Germania tra 10 anni avrà l’esercito più forte della UE. Che succederà se non ci sarà stata nel frattempo una messa in comune delle forze armate?

La politica ha divorziato troppo dalla cultura. E sembra intenzionata a continuare su questa strada. È ora di fare qualcosa in proposito. In primis, da parte dei cattolici. Il loro pensiero deve tornare ad essere centrale. La stessa formazione del Benelux tra il 1944 a Londra e il 1946 rispecchiava una grande scienza, essenzialmente economica, di integrazione di mercati, che doveva estendersi anche agli USA. (La seconda guerra mondiale era stata, in fondo, un frutto anche delle autarchie). L’economia non basta, non può bastare: per la pace e per la giustizia. Il fattore che evita la guerra e costruisce la pace è dunque l’unità politica, non surrogabile da nessun altra realtà. Occorre prenderne definitivamente atto.

Tra le migliori forze europee che possono e debbono operare attivamente per la pace, e insieme per l’Europa unita e la democrazia, ci sono senza dubbio i cristiani. Però si vedono relativamente poco, se si eccettua il pontefice. Questo è l’osservazione di partenza da cui occorre partire secondo monsignor Vincenzo Paglia.

Europa e pace: è certo che noi dovremmo lavorare perché i due termini diventino compiutamente sinonimo uno dell’altro. Ma la realtà di partenza dice altro. Le guerre mondiali sono nate da conflitti intra-europei. A Sarajevo per la Prima Guerra, a Danzica per la Seconda; e adesso abbiamo l’Ucraina, dagli imprevedibili sviluppi. 

La realtà storica è dunque diversa. E dobbiamo fare il massimo sforzo per darle un indirizzo del tutto diverso. Cominciamo dai cattolici. Cosa ha fatto e come ha reagito la Chiesa? Sono importanti anche per l’oggi i contenuti del radiomessaggio di Pio XII del 9 maggio 1945, primo giorno di pace dopo la fine della guerra. Tra pochi giorni ne cade l’80° anniversario. Senza diminuire le responsabilità di tutti, c’è da dire che all’origine delle guerre mondiali in particolare c’è la penisola balcanica, come vediamo oggi per il conflitto russo-ucraino.

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