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mercoledì, Marzo 26, 2025
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Europa, proporzionale, Popolari. Quald futuro? Intervista a D’Ubaldo

Il blog di Dicone riporta la conversazione avuta di recente con il direttore di questo giornale. Di seguito riportiamo il testo integrale con il link di accesso al suddetto blog.

Quali saranno le conseguenze a lungo termine per l’Europa, alla luce delle politiche e dei cambiamenti imposti dalla presidenza Trump?

A lungo termine l’Europa sarà più forte. La tendenza all’integrazione non si potrà arrestare, né diminuirà la pressione degli Stati Uniti sul fronte dei rapporti politici transatlantici, perché ne siano cambiati, più o meno sostanzialmente, gli equilibri consolidati nel corso dei 70 anni che ci dividono dalla fine della seconda guerra mondiale. 

Anche quando la meteora del trumpismo si spegnerà, non dovremo stupirci se lo spirito di un’America “Pacifista” – vale a dire sempre più assorbita nella competizione economica e militare tra le due sponde del Pacifico – indicherà la linea di tramonto dell’occidentalismo fin qui conosciuto. Hegel aveva preconizzato il cedimento spirituale e materiale dell’Europa a favore di Stati Uniti e Russia: il moto della civiltà s’indirizzava, a giudizio del filosofo dell’idealismo tedesco dell’Ottocento, verso quelle emergenti polarità imperiali. Oggi siamo di fronte alla riorganizzazione del mondo su nuove basi e nuove prospettive, perlopiù ancora incerte. Quanto più prevarrà un “globalismo plurale”, tanto più riemergerà un profilo attraente del “modello europeo”. 

Le potenzialità sono grandi. L’Europa, specie se dotata di autonomia nel campo della sicurezza, potrà definirsi essa stessa una superpotenza. C’è davanti a noi un lavoro immenso, dovendo rimettere mano al sistema industriale e alla rete dei servizi introducendo innovazioni di straordinaria portata. I pessimisti trascurano il fatto che l’Unione Europea ha margini di indebitamento – destinabile a investimenti – che Stati Uniti e Cina non possiedono più, come pure una quota elevata di risparmio privato che non conosce eguali nel mondo. I mezzi ci sono, serve la forza della politica. Non è un impegno esaltante per le nuove generazioni?

La grande partecipazione al voto in Germania riflette l’efficacia della legge elettorale proporzionale? In che modo questo sistema influisce sulla rappresentanza politica?

La legge elettorale tedesca risponde al criterio del proporzionalismo, seppur corretto dallo sbarramento al 5 per cento. Più volte si è detto che anche in Italia converrebbe introdurre una regola simile. La seconda repubblica è figlia invece di un bipolarismo che sussiste e opera artificialmente in virtù del sistema maggioritario. Gli elettori hanno pensato, a suo tempo, che fosse giunto il momento di semplificare la dialettica politica.

Il risultato ottenuto è che in questi trent’anni le coalizioni di centro-sinistra e di centro-destra si sono alternate al governo senza poggiare sulla maggioranza assoluta dei consensi e avendo al loro interno, per effetto della rincorsa al voto utile a prescindere dalla sostenibilità dei programmi, un tasso troppo alto di conflittualità. Quindi, l’oltranzismo degli schieramenti ha finitio per indebolire la capacità di governo, logorando di conseguenza la fiducia degli elettori.

Abbiamo uno Stato più indebitato e una democrazia meno partecipata: la malattia del sistema mostra questi segni eloquenti, tanto difficili da mascherare quanto impossibili da ignorare. È lecito dunque pensare che serva un capovolgimento di fronte, riportando la gente a votare in ragione del riconoscimento primario di un diritto alla rappresentanza, con quella modalità che solo la legge proporzionale può garantire. Non è un percorso agevole, troppe sono ancore le resistenze: il timore è che gli elettori, stanchi della forzata contrapposizione tra destra e sinistra, tornino a guardare al centro.

Quali sono le prospettive future per i “Popolari di Centro” in Italia?

Le prospettive per le forze di centro possono essere positive a patto che si discuta e si lavori fin da subito con una mentalità diversa, agendo “come se” già ora fosse vigente il sistema proporzionale. Questo esercizio, necessario e complesso, spezza le catene della rassegnazione alla subalternità. Alcuni segnali testimoniano la plausibilità di un progetto di fuoriuscita dal bipolarismo forzoso, come sopra descritto. Tuttavia, il popolarismo ha insegnato che il centro è proiezione di una cultura, non l’esenzione da essa in nome del pragmatismo o peggio ancora dell’opportunismo: ci sono valori principi e ideali che sorreggono – devono in ogni caso sorreggere – l’impalcatura della politica di centro. Non si esce dalla caverna dove appaiono solo le ombre di questa politica se non con una precisa volontà di essere se stessi, anche se ridotti di numero. All’inizio, per le “minoranze eroiche di choc” (Maritain), è sempre così: l’importante è avere le idee chiare e la schiena dritta, per affermare le proprie convinzioni nel movimentato quadro politico nazionale, ma con l’occhio ben fisso verso l’orizzonte europeo e mondiale.

Link di accesso al blog dell’autore

https://armandodicone.wixsite.com/armandodicone/post/quale-futuro-le-parole-di-lucio-d-ubaldo