La nomina di Raffaele Fitto ad una poltrona di prestigio in Europa non è più un mistero fitto per la qual ragione non se ne viene a capo. I fatti sono evidenti, sempre li stessi, tipici delle dinamiche di certe vicende. Ci si divide in patria e si va in ordine sparso fuori dai confini nazionali per piccole convenienze di parte.
Ora si usa dire che alla politica del nostro paese manca una “visione”, meglio sarebbe dire che manca tragicamente un canale sui cui sintonizzare l’interesse nazionale. Al meglio, come nei cinema di una volta con le sedie di legno, siamo in presenza di una terza visione, quella delle pellicole ormai vecchie d’uscita.
I politici non si parlano fitto fitto per trovare una intesa ma si mandano messaggi di guerra da lontano. Sono fissamente ostinati sulle loro posizioni. La comodità e la povertà di futuro la fanno da padrone. Per loro sarà la fine già anticipata da Sommo Poeta per gli iracondi, quelli che schiumano rabbia per mestiere, che sono sempre pronti a mordere per metodo a capofitto il prossimo “Fitti nel limo, tristi fummo…”.
C’è una fitta nebbia sulla faccenda che non lascia intravedere per adesso nulla di buono, tutti conficcati a terra nelle loro piccole convinzioni. Sembra di essere all’epoca delle palafitte. “Politica fittansi”, potrebbe essere il cartello giusto per questa occasione.
Per non farsi mancare nulla, ci si è scontrati anche sul regolamento della deforestazione. Un motivo in più per restare impantanati nei meandri della boscaglia politica o diserbare quel poco di buono che semmai è rimasto.
La maggioranza Ursula par che stia andando rapidamente in frantumi. “acciò che ciascun pruovi il peso della sollecitudine insieme col piacere della maggioranza” direbbe Boccaccio. Ursula è la femmina dell’orso, un’ orsacchiotta che corre il rischio di estinguersi per quelli che ne temono il contatto ravvicinato o forse perché è una madre con troppi figli al seguito da sfamare e da mettere d’accordo.
Forse Ursula corre il rischio di fare la stessa fine di Uzala, l’innocente cacciatore del film di Kurosawa che tornato nella sua foresta viene fatto fuori in un agguato per mano ignota.
All’Europa occorrerebbe un’idea di riscatto, un’eureka che ne risparmi l’ennesima figuraccia. Siamo nel campo sorprendente dove battesimo e resurrezione si accavallano, vanno sotto braccio camminando con le stesse scarpe nello stesso tempo.
Si resta tutti in attesa di una scossa, di un’improvvisata che sovverta in pianto di vita un rantolo di morte. Siamo tutti in attesa di una fitta al cuore.