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Europarlamento approva "Omnibus I" con maggioranza Ppe-destra

Bruxelles, 13 nov. (askanews) – La plenaria del Parlamento europeo ha approvato, oggi a Bruxelles, con una maggioranza di centro-destra (382 voti favorevoli, 249 contrari e 13 astensioni), la sua posizione negoziale sulle modifiche proposte dalla Commissione europea nel pacchetto “Omnibus I”.

Le modifiche riguardano la semplificazione e la riduzione degli obblighi per le imprese previsti in due direttive già approvate nella legislazione europea, sulla “rendicontazione di sostenibilità” ambientale e sul “dovere di diligenza”.

Il voto di oggi segna un punto di svolta, con la retromarcia sul Green Deal, che viene confermata dal Parlamento europeo con una maggioranza guidata dal Ppe e dal gruppo dei Conservatori (Ecr) e sostenuta dall’estrema destra (è la cosiddetta “maggioranza Venezuela”), contro gli altri tre partiti che insieme ai Popolari formavano la sempre più inaffidabile “maggioranza Ursula”: i Liberali di Renew, i Socialisti e Democratici (S&D) e i Verdi.

Questa maggioranza centrodestra-estrema destra finora si era verificata solo in occasioni riguardanti voti su prese di posizione politiche (come sul Venezuela) o altre questioni minori; questa è la prima volta che si manifesta su due testi legislativi significativi. Il Ppe ha respinto delle proposte di compromesso che gli erano state presentate da Socialisti, Verdi e Liberali, e ha preferito coordinarsi invece con i Conservatori, sapendo che avrebbe avuto il sostegno anche dagli altri due gruppi di estrema destra (i “Sovranisti” e i “Patrioti”), pronti ad approfittare di qualunque occasione per dimostrare che è finito il “cordone sanitario”, con cui li si escludeva finora dai negoziati politici e legislativi nel Parlamento europeo.

Con le modifiche approvate, la “rendicontazione di sostenibilità” e gli obblighi di “diligenza dovuta” nel controllo delle catene del valore, previsti dalle due direttive in questione, riguarderanno solo le grandi società; inoltre, i piani di transizione ambientale non saranno più richiesti alle imprese e il regime di responsabilità civile per eventuali danni e risarcimenti che si applicherà alle aziende non sarà a livello Ue, ma resterà nazionale, diverso in ogni Stato membro (una contraddizione palese del principio di semplificazione in nome del quale si sta facendo la marcia indietro sul Green Deal).

In particolare, l’obbligo di redigere relazioni sull’impatto sociale e ambientale riguarderebbe solo le imprese con oltre 1.750 dipendenti e con un fatturato netto annuo superiore a 450 milioni di euro. La stessa soglia si applicherebbe anche all’obbligo di pubblicare informazioni sulla “tassonomia” (i criteri di classificazione) degli investimenti che potranno essere definiti “sostenibili”.

Gli oneri amministrativi saranno inoltre semplificati, con norme di rendicontazione che richiederanno meno dettagli qualitativi, e le relazioni settoriali, che erano obbligatorie, diventeranno facoltative. Inoltre, le grandi imprese non potranno più chiedere alle Pmi informazioni aggiuntive rispetto a quelle previste negli standard volontari.

Anche gli obblighi previsti dalla direttiva sulla “diligenza dovuta” (“due diligence”) nel controllo delle catene del valore saranno applicati solo alle grandi società, in questo caso quelle con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato netto superiore a 1.5 miliardi di euro, propongono i deputati. Queste imprese dovranno adottare un approccio proporzionato al livello di rischio (“risk-based approach”) per individuare e mitigare l’impatto negativo sui diritti umani e sociali, sulla salute e sull’ambiente delle loro attività lungo tutta la catena del valore. Invece di richiedere sistematicamente informazioni ai loro partner commerciali più piccoli, queste aziende dovranno utilizzare le informazioni già disponibili. Avranno la possibilità di richiedere ulteriori informazioni ai loro partner commerciali più piccoli, ma solo come ultima risorsa.

Un’altra modifica importante riguarda la cancellazione dell’obbligo per le imprese, di preparare un piano di transizione per rendere il proprio modello di business compatibile con l’Accordo di Parigi sul clima.

Il Parlamento europeo chiede infine che la Commissione istituisca un portale digitale per le imprese con accesso gratuito a moduli, linee guida e informazioni su tutti gli obblighi di rendicontazione dell’Ue.

I negoziati del Parlamento europeo con i governi degli Stati membri, che hanno già adottato la loro posizione sul pacchetto Omnibus I (presentato dalla Commissione il 26 febbraio scorso), inizieranno il 18 novembre con l’obiettivo di trovare un accordo finale su queste modifiche legislative entro il 2025.