Roma, 20 nov. (askanews) – Dalle prime ore della giornata di ieri è in corso lo sciopero articolato in tutti gli stabilimenti ex Ilva di Genova, Novi Ligure, Taranto, Racconigi, Salerno e nelle prossime ore si riuniranno Milano, Paderno Dugnano, Marghera e Legnaro.
Nelle assemblee i lavoratori hanno appreso da Fim, Fiom e Uilm “la gravità della situazione, mai raggiunta fino ad oggi nella storia del più grande gruppo siderurgico nazionale ed europeo” e hanno deciso di mettere in campo “iniziative di mobilitazione forti, decise e radicali per esprimere tutta la contrarietà al disegno del Governo di chiudere tutti gli stabilimenti e la messa in discussione di 20.000 posti di lavoro tra diretti, indiretti e appalti”. Così i leader delle tre categorie Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella.
Intanto, il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, accogliendo la richiesta avanzata dai sindacati e dal presidente della Regione Puglia, ha convocato per il 28 novembre un incontro unitario con organizzazioni sindacali nazionali e territoriali dell’ex Ilva, i rappresentanti delle Regioni Puglia, Liguria e Piemonte e gli enti locali nei cui territori hanno sede gli stabilimenti del gruppo. Saranno inoltre presenti il ministro del Lavoro, Marina Calderone, e i rappresentanti degli altri dicasteri competenti. L’incontro, precisa il Mimit, seguirà senza soluzione di continuità alla riunione già convocata su Genova-Cornigliano e sugli stabilimenti del Nord.
“Da ieri sera e a oltranza i siderurgici di Genova e da oggi quelli di Taranto hanno occupato gli stabilimenti – dicono Fim, Fiom e Uilm – analoghe mobilitazioni seguiranno in tutti gli altri siti del gruppo. I tentativi del Governo di dividere territori, lavoratori e organizzazioni sindacali sono destinati a fallire. Come il 29 agosto abbiamo ottenuto il pieno sostegno di tutte le forze politiche per sostenere la continuità industriale, occupazionale e la decarbonizzazione dell’ex Ilva, oggi chiediamo a tutte le forze politiche e sociali del Paese il sostegno alla lotta dei lavoratori e un intervento concreto e istituzionale che assicuri una prospettiva occupazionale e sostenibile ambientalmente per un’industria strategica per tutto il Paese”.
“La presidente del consiglio, Giorgia Meloni, si assuma la responsabilità, ritiri il piano di chiusura presentatoci negli scorsi incontri, come condizione per ripristinare il tavolo nazionale di confronto a Palazzo Chigi – concludono – garantendo l’integrità e la continuità produttiva di tutti gli stabilimenti”.

