Roma, 24 giu. (askanews) – Nonostante le continue pressioni da parte della Casa Bianca – che hanno apparentemente già avuto alcuni effetti sulla compattezza del direttorio (il Fomc) – il presidente della Federal Reserve, la Banca centrale degli Stati Uniti mantiene il punto sull’orientamento a non ridurre i tassi di interesse, almeno per il momento.
Durante la prima giornata dell’audizione semestrale al Congresso Usa, Jerome Powell ha ribadito l’attesa che nel corso dell’estate si materializzino gli effetti dei dazi commerciali sull’inflazione. Sebbene ad oggi, ha riconosciuto, sono meno marcati del previsto. Powell ha sostenuto che questo potrebbe essere dovuto al fatto che finora il commercio ha venduto quello che aveva già in magazzino prima che scattassero i dazi.
“Dobbiamo aspettare e vedere”, ha detto. La linea formale della Fed resta quindi quella che con i livelli attuali dei tassi (4,25%-4,50%) “siamo ben posizionati per aspettare di apprendere di più, prima di prendere in considerazione qualsiasi aggiustamento alla nostra linea”.
Inevitabilmente, soprattutto da parte di esponenti democratici, diverse domande hanno riguardato le continue pressioni da parte del presidente Usa Donald Trump. Quest’ultimo, dal suo insediamento, si è sistematicamente lamentato dell’assenza di tagli da parte della Fed, usando termini sempre più aggressivi e affibbiando continui epiteti allo stesso Powell, fino al punto da definirlo “uno stupido”.
Il banchiere centrale ha nuovamente evitato di farsi trascinare su quel genere di terreno. “Facciamo quello che riteniamo necessario, quando lo riteniamo necessario, senza entrare in considerazioni di natura politica – ha detto -. L’unica cosa che vogliamo assicurare è una buona economia a beneficio degli americani. Qualunque altra cosa è una distrazione. Tutto quello che facciamo è perché lo riteniamo la cosa giusta da fare e ne sopportiamo le conseguenze”.
Intanto, però, negli ultimi giorni l’azione martellante di Trump sembra aver aperto una breccia nel Fomc. Ieri anche la vicepresidente, Michelle Bowman si è detta aperta a un taglio dei tassi a luglio, dopo che in precedenza un altro esponente del direttorio si era espresso in tal senso.
Powell non si è sbilanciato: “prima o poi arriveremo a un punto in cui taglieremo i tassi di interesse, ma non indicherei un incontro (del Fomc) in particolare. Non penso che dovremmo farlo di corsa – ha precisato – perché l’economia è ancora solida. Se dovessimo vedere che l’economia si indebolisce (o che il mercato del lavoro peggiora-ndr) in maniera consistente sarebbe un elemento rilevante. Ma se guardiamo all’inflazione, ci attendiamo che salga in estate: se non lo vedessimo” lo terremmo in considerazione.
Complici però i continui collassi dei prezzi del petrolio – mentre lo scontro Usa-Iran sembra già quasi cosa passata (Powell ha riferito che la Fed è in allerta per possibili cyberattacchi di Teheran) – i mercati sembrano rimodulare le attese anche sull’immobilismo della Banca centrale. Il dollaro è tornato a cedere terreno, con l’euro che in serata sale a 1,1624 sul biglietto verde. A New York, il barile di greggio Wti perde oltre il 6% a 64,25 dollari. Il barile di Brent cade in misura analoga appena sopra i 67 dollari. Intanto Wall Street avanza positiva con il Dow Jones al più 1,18% e il Nasdaq al più 1,48%.