Se capita in una città che per consolidata esperienza non conosce i guasti o i pericoli della violenza politica, vuol dire che qualcosa è intervenuto negativamente nel substrato civile della comunità. Ciò che scuote una “provincia tranquilla” deve scuotere la sensibilità della pubblica opinione. La vandalizzazione della sede del “Movimento Civico Rocca”, l’altra sera a Viterbo, con scritte ingiuriose apparse sull’ingresso, segna un episodio inaccettabile nel contesto della civile dialettica democratica. Un gesto teppistico, che non solo offende coloro che vi lavorano, ma rappresenta un attacco diretto alla libertà di espressione e di associazione, pilastri fondamentali delle nostre comunità.
Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha denunciato l’episodio con fermezza, affermando che tali atti non intimidiscono il suo movimento, al contrario lo spronano a continuare a lavorare per il bene comune. È necessario che tutte le forze politiche, indipendentemente dalla loro appartenenza, si uniscano contro la violenza e l’intolleranza, affermando che la democrazia si nutre di dialogo e confronto, non di attacchi meschini.
Dal canto suo Luisa Ciambella, consigliera comunale e responsabile regionale del Movimento, ha messo in luce l’aspetto premeditato di questo gesto, con il chiaro intento di colpire un luogo simbolo di esperienze condivise. Salire due piani per vandalizzare la sede rivela una volontà deliberata di attacco, che non può essere sottovalutata.
In questo contesto, è fondamentale che le istituzioni rispondano con fermezza e determinazione. La denuncia presentata presso la questura di Viterbo rappresenta un passo importante non solo per l’affermazione della legalità, ma anche per riaffermare il valore della convivenza civile. È fondamentale, in questo momento, che il supporto della comunità e delle autorità competenti si manifesti in modo chiaro e inequivocabile.
Rocca e Ciambella hanno annunciato che non si lasceranno intimidire da questi atti: “Continueremo a tutelare il nostro territorio e a promuovere lo sviluppo della Tuscia”. Insomma, si potrebbe dire “nessuna tolleranza nei confronti dell’intolleranza”, un’affermazione che per tutti esige di tradursi in norma di completamento.