In base al rapporto di collaborazione tra le due testate, Il Domani d’Italia e Orbisphera, pubblichiamo il testo integrale dell’editoriale di Antonio Gaspari, direttore di Orbisphera.
«Senza nulla togliere alla missione propria del Vescovo di essere il primo Catechista nella sua Diocesi insieme al presbiterio che con lui condivide la stessa cura pastorale, e alla responsabilità peculiare dei genitori riguardo la formazione cristiana dei loro figli, è necessario riconoscere la presenza di laici e laiche che in forza del proprio battesimo si sentono chiamati a collaborare nel servizio della catechesi…».
Così ha scritto Papa Francesco nella Lettera Apostolica in forma di Motu proprio “Antiquum ministerium”, con la quale viene istituito il Ministero del Catechista.
Si tratta di un atto lungamente atteso e che oltrepassa di molto l’esigenza di una più larga partecipazione alla liturgia e la soluzione al problema della scarsità di sacerdoti in diverse comunità del mondo.
Siamo in presenza di una autentica promozione dei laici – uomini, donne e famiglie – nell’opera di missione, evangelizzazione e trasmissione della fede nella società e nelle comunità cristiane.
Come ha spiegato Andrea Tornielli in un editoriale pubblicato su “L’Osservatore Romano”, con questo Motu proprio il Catechista «è chiamato in primo luogo a esprimere la sua competenza nel servizio pastorale della trasmissione della fede che si sviluppa nelle sue diverse tappe: dal primo annuncio che introduce al kerygma, all’istruzione che rende consapevoli della vita nuova in Cristo e prepara in particolare ai sacramenti dell’iniziazione cristiana».
Riprendendo il documento conciliare “Lumen Gentium”, Papa Francesco ha ricordato che «l’apostolato laicale possiede una indiscussa valenza secolare. Essa chiede di cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e orientandole secondo Dio».
Sempre nella “Lumen Gentium” si afferma che «i laici possono anche essere chiamati in diversi modi a collaborare più immediatamente con l’apostolato della Gerarchia a somiglianza di quegli uomini e donne che aiutavano l’apostolo Paolo nell’evangelizzazione, faticando molto per il Signore».
«È compito dei Pastori – scrive ancora Papa Francesco – sostenere questo percorso e arricchire la vita della comunità cristiana con il riconoscimento di ministeri laicali capaci di contribuire alla trasformazione della società attraverso la penetrazione dei valori cristiani nel mondo sociale, politico ed economico».
La presenza dei laici – ha sottolineato il Pontefice – «si rende ancora più urgente ai nostri giorni per la rinnovata consapevolezza dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo, e per l’imporsi di una cultura globalizzata, che richiede un incontro autentico con le giovani generazioni, senza dimenticare l’esigenza di metodologie e strumenti creativi che rendano l’annuncio del Vangelo coerente con la trasformazione missionaria che la Chiesa ha intrapreso».
«Lo Spirito – afferma Francesco – chiama anche oggi uomini e donne perché si mettano in cammino per andare incontro ai tanti che attendono di conoscere la bellezza, la bontà e la verità della fede cristiana».
Tanti e importanti i catechisti nella storia del cristianesimo. Tra questi San Giustino, che nel II secolo fondò una scuola dove insegnava gratuitamente i fondamenti della vita cristiana, e Sant’Ireneo, che Benedetto XVI, durante l’Udienza generale del 28 marzo 2007, definì «il più antico catechista della dottrina cristiana».
Un altro grande testimone della fede, che diffuse il messaggio del Vangelo in dialogo con la cultura del tempo, è Tertulliano, con la sua opera più nota: “L’Apologetico”.
E poi Sant’Agostino che, nel “De catechizandis rudibus”, ricorda che i contenuti principali della fede possono essere esposti con poche parole, ma senza trascurare ciò che deve contraddistinguere la vita di ogni cristiano: la misericordia, il perdono, la speranza.
Il ruolo dei laici nell’evangelizzazione e trasmissione della fede cristiana fu fondamentale anche nella storia della Corea.
Nell’Udienza generale del 20 agosto 2014 Papa Francesco ebbe a ricordare che in Corea «la comunità cristiana non è stata fondata da missionari, ma da un gruppo di giovani coreani della seconda metà del 1700», i quali furono affascinati da alcuni testi cristiani, li studiarono a fondo e li scelsero come regola di vita. Uno di loro fu inviato a Pechino per ricevere il battesimo e poi battezzò a sua volta i compagni.
Tra i testi destinati ai catechisti, rilevante il “Catechetica in briciole”, scritto da Albino Luciani e pubblicato per la prima volta nel 1949.
Scrisse nel 1948 il futuro Papa Giovanni Paolo I: «Il catechismo ci grida continuamente: “Sii buono, sii paziente, sii puro, perdona, ama il Signore!”. Insomma, non esiste al mondo forza moralizzatrice più potente del catechismo…».