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venerdì, 4 Luglio, 2025
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Fine vita, Cnf: otto avvocati su 10 chiedono una legge chiara

Roma, 4 lug. (askanews) – Il 77 per cento degli avvocati italiani tra i 25 e i 44 anni sostiene l’introduzione di una legge sul fine vita e si dichiara favorevole ad ampliare l’attuale platea di persone che possono accedervi, secondo i requisiti stabiliti dalla Corte Costituzionale, e a semplificare le procedure previste. Il 31% degli intervistati si dice d’accordo ad aprire anche all’ipotesi di eutanasia attiva.

I dati emergono da un’indagine Ipsos, commissionata a marzo dal Consiglio Nazionale Forense, che ha coinvolto un campione di 5.500 avvocati, per analizzare l’orientamento della categoria su un tema di crescente rilevanza nel dibattito etico, giuridico e civile del Paese.

“La voce degli avvocati è chiara: serve una legge sul fine vita che tuteli la libertà e la dignità della persona, senza ambiguità né zone grigie. Ora che il Parlamento sta discutendo il testo, è il momento di decidere con coraggio e responsabilità”, afferma il presidente del Cnf, Francesco Greco.

Sei avvocati intervistati su dieci (62%) si dichiarano favorevoli al diritto di ogni individuo di scegliere le proprie cure di fine vita, inclusa l’eutanasia. Tra gli under 45, la percentuale sale oltre il 70 per cento. Il consenso complessivo arriva all’82% se si includono coloro che sono favorevoli solo in casi molto specifici e controllati. Tra gli avvocati con più di 74 anni, questa posizione è condivisa dal 28%. Solo il 12% degli intervistati si oppone per motivi etici o religiosi, mentre il 5% è indeciso.

Sul fronte del testamento biologico, sette intervistati su dieci, soprattutto nella fascia d’età 25-34 anni, lo considerano uno strumento fondamentale per esprimere le proprie volontà sui trattamenti medici in caso di incapacità. La percentuale sale a nove su dieci includendo anche chi si dichiara favorevole ma con alcune riserve. A livello personale, uno su due, specialmente tra i più giovani, è favorevole a soluzioni come il suicidio assistito o l’eutanasia attiva qualora un familiare soffra di una malattia incurabile. I contrari sono il 12%.

Sei avvocati su dieci riconoscono il proprio ruolo cruciale nel supportare i clienti in decisioni così delicate, garantendo piena consapevolezza delle implicazioni legali e la tutela dei diritti in ogni fase, con informazioni giuridiche complete e aggiornate nel rispetto delle volontà.

La complessità e delicatezza delle situazioni da gestire, anche in presenza di dissenso tra cliente e familiari, rappresenta la principale sfida secondo sette intervistati su dieci. Inoltre, per quattro su dieci, la normativa in continua evoluzione ne complica l’interpretazione e l’applicazione. Circa un terzo degli intervistati sottolinea che ciò ha ricadute sulla responsabilità professionale dell’avvocato, rendendo necessario un aggiornamento costante.

Guardando all’estero, il 31% degli avvocati indica come modelli più efficaci quelli di Paesi Bassi e Belgio, dove eutanasia attiva e suicidio assistito sono regolamentati per maggiorenni capaci di intendere e volere, affetti da malattie incurabili che causano sofferenze insopportabili.