29.6 C
Roma
venerdì, 13 Giugno, 2025
HomeAskanewsFine vita, in Toscana primo sucidio assistito grazie a legge Regione

Fine vita, in Toscana primo sucidio assistito grazie a legge Regione

Roma, 11 giu. (askanews) – Solo pochi mesi fa, a metà febbraio, la Toscana era stata la prima regione italiana ad avere approvato una legge per regolamentare il suicidio assistito e nonostante l’opposizione del governo di Giorgia Meloni, che, nel Consiglio dei ministri di un mese fa ha impugnato la legge regionale, quelle norme si sono già tradotte in pratica.

A ricorrervi è stato, lo scorso 17 maggio, lo scrittore Daniele Pieroni, 64 anni, affetto dal morbo di Parkinson dal 2008 e costretto, a causa di una grave disfagia, a vivere con una gastrostomia endoscopica percutanea (Peg) in funzione per 21 ore al giorno. Daniele, come spiega oggi una nota dell’Associazione Coscioni, ha potuto scegliere di porre fine alla propria vita, a casa propria in provincia di Siena, beneficiando sia della sentenza del 2019 “Cappato – Antoniani” della Corte costituzionale sia alla legge legge regionale “Liberi Subito”, approvata dal Consiglio regionale della Toscana l’11 febbraio 2025. “È il primo caso di morte volontaria assistita avvenuto nella Regione da quando la legge è entrata in vigore, a conferma della sua piena applicabilità in virtù di giudicato costituzionale, nonostante l’impugnazione da parte del Governo”, spiega l’associazione Coscioni. Il farmaco letale, fa sapere ancora l’associazione, è stato preparato a casa dell’uomo che, assistito volontariamente da due dottoresse e da un medico legale dell’Asl, oltre che dai familiari, se lo è autosomministrato.

Tecnicamente nonostante il governo Meloni abbia deciso di impugnare la legge toscana le procedure che questa legge prevede sono in vigore fino a un eventuale pronunciamento in senso contrario della Corte Costituzionale chiamata a dirimere il conflitto tra la Regione Toscana e il governo nazionale. Che resta sulla linea già abbracciata all’inizio di tutta questa storia: sul fine vita non può esserci una competenza regionale, deve esserci una competenza nazionale, un dibattito in Parlamento. Che però, nonostante i solleciti della Consulta, più volte rilanciati anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, finora non ha prodotto frutti. E’ vero, però, che la prossima settimana il Comitato ristretto delle commissioni Giustizia e Affari sociali del Senato dovrebbe esaminare un testo proposto dal centrodestra sul fine vita, testo il cui approdo in aula è previsto per il 17 luglio.

La legge toscana, da subito contestata dall’opposizione di centrodestra in Consiglio regionale e in Parlamento che aveva parlato di “una deriva che offende chi crede nella dignità dell’essere umano”, ma anche criticata dalla Conferenza episcopale toscana (“Sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti” aveva osservato all’indomani dell’approvazione Paolo Augusto Lojudice, presidente della Cei Toscana), mira a garantire a chiunque di poter avere, nel rispetto dei paletti fissati dalla sentenza della Consulta, parità di trattamento nell’accesso al fine vita, con costi, tra l’altro, a carico del bilancio regionale.

Oggi, il governatore toscano Eugenio Giani ha rivendicato, come già aveva fatto a febbraio, il valore di questa legge che “ha colmato un vuoto” pur “non creando – ha ribadito – nuove condizioni, anche di disciplina, rispetto al fine vita medicalmente assistito” ma ha tradotto “in procedure obiettive, imparziali, neutre, uguali per tutti” quanto previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale di sei anni fa. Anche Giani, comunque, ha richiamato la necessità “di una norma nazionale” che traduca in principi di legge quanto già stabilito dai giudici costituzionali.