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sabato, 7 Giugno, 2025
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Flavio Felice ragiona sulla nuova grammatica sociale di Leone XIV

Dai primi gesti e parole del nuovo pontefice emerge una visione personalista e antiperfettista della Chiesa. Al centro, la dignità umana, la pace disarmata e il primato della coscienza.

Nel pomeriggio dell’8 maggio 2025, dalla Cappella Sistina è arrivata la fumata bianca: il Collegio dei cardinali ha eletto il 267° pontefice della storia della Chiesa, Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, agostiniano, statunitense e peruviano. Le sue prime parole — “una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante” — accompagnate dalla citazione agostiniana «Noi siamo i tempi», delineano già una direzione: la centralità della persona e della sua responsabilità nella costruzione della storia.

In un saggio appena pubblicato sulla rivista mensile “Formiche”, Flavio Felice individua tre indizi e una prova che segnalano l’orientamento dottrinale del nuovo papa. Il primo è proprio l’accento sulla pace come disposizione interiore prima ancora che istituzionale: “La pace è un dono di Dio — scrive Felice — ma diventa ‘tranquillitas ordinis’ grazie all’azione caritativa delle persone nella civitas hominum”. La politica, in questa visione, non crea la pace, ma ha il compito di difenderla e renderla probabile, non armando, ma costruendo istituzioni di pace.

Il secondo indizio è racchiuso nella scelta del nome pontificio: Leone, in omaggio a Leone XIII, il padre della dottrina sociale moderna, autore nel 1891 della Rerum novarum. Il riferimento alle “cose nuove” che oggi ci interrogano — come l’intelligenza artificiale — richiama il bisogno di un discernimento umano: “Ciò che un algoritmo non può fare — osserva Felice — è attribuire senso: il why, il perché di una decisione. Il rifiuto di uccidere per amore della giustizia è ciò che ci rende umani”.

Infine, una vera e propria prova arriva dalla relazione del 17 maggio di Papa Leone alla Fondazione Centesimus Annus: “La dottrina sociale non alza la bandiera della verità”, ma offre – ha detto il pontefice – un criterio di valutazione etico e spirituale, aprendosi al metodo scientifico e fallibilista delle scienze sociali. Nessuna fuga nell’ideologia, ma apertura al dialogo e alla grazia, in linea con il pensiero di autori come Rosmini e Sturzo.

Il pontificato di Papa Leone XIV, conclude Felice, si pone così nel solco della tradizione della Chiesa, ma con uno stile nuovo e profondamente incarnato nella contemporaneità, dove la carità resta la misura ultima della verità.

👉 Per leggere larticolo integrale, pubblicato sulla rivista mensileFormiche” (giugno 2025), clicca qui