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Formiche ricorda Calipari con i tre direttori dell’intelligence

Roma, 5 mar. (askanews) – A vent’anni dalla morte di Nicola Calipari durante la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, la rivista Formiche dedica il suo ultimo numero alla figura del funzionario del SISMI.

Nel numero speciale, la rivista ospita contributi di alto profilo, tra cui gli articoli firmati dai tre vertici dell’intelligence italiana: Vittorio Rizzi, direttore generale del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza della Repubblica (DIS); Giovanni Caravelli, direttore dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE, l’agenzia che ha raccolto l’eredità del SISMI di Calipari con la riforma del 2007); e di Bruno Valensise, direttore dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna (AISI).

Attraverso le voci autorevoli dei vertici della sicurezza nazionale e una serie di approfondimenti inediti, Formiche rende omaggio alla memoria di un servitore dello Stato il cui sacrificio ha segnato la storia recente dell’intelligence italiana.

La rivista è stata distribuita martedì sera in occasione della proiezione del film Il nibbio, con Claudio Santamaria, che ricostruisce la figura di Calipari e la sua uccisione in Iraq.

La “capacità di dialogo” di Nicola Calipari “lo rendeva un punto di riferimento per chi, come me, aveva il privilegio di lavorare insieme a lui”. È quanto scrive Vittorio Rizzi, direttore generale del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza della Repubblica (DIS), nell’ultimo numero della rivista Formiche dedicato alla figura del funzionario del SISMI caduto vent’anni fa durante la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena. Oltre al suo contribuito, ci sono anche quelli di Giovanni Caravelli, direttore dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE, l’agenzia che ha raccolto l’eredità del SISMI di Calipari con la riforma del 2007); e di Bruno Valensise, direttore dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna (AISI).

“Nicola Calipari era un uomo silenzioso ma risoluto. Incarnava quella determinazione quieta di chi serve il proprio Paese con impegno costante e senza clamore: non cercava gloria personale, non amava i riflettori, non chiedeva riconoscimenti, ma agiva in modo che le sue azioni parlassero per lui”, scrive ancora Rizzi, poliziotto come Calipari. “Questo non significa agire nell’ombra per oscurare la verità, ma operare con discrezione per proteggere ciò che è legittimo, senza mai compromettere i principi di legalità”, aggiunge Rizzi.