Milano, 7 set. (askanews) – François Bayrou – vittima della poco fortunata iniziativa di tagliare i giorni di festa oltralpe – afferma di “non aver fretta” di lasciare il potere. Ma la situazione potrebbe portare Parigi allo scioglimento dell’Assemblea Nazionale? La domanda sorge spontanea oggi sui media francesi, e la risposta, sebbene incerta, è nelle mani dei diversi partiti politici francesi mentre la Repubblica attende il voto di fiducia dell’8 settembre, sul quale incombe lo spettro di un altro scioglimento.
Questo “rischio”, sul quale solo Emmanuel Macron ha autorità, viene vissuto da ciascuno dei gruppi parlamentari diversamente e continua a dividere. E se lo scioglimento “non è un suo desiderio”, Macron non “si priverà, a priori, del potere costituzionale” fanno sapere fonti a lui vicine.
Ma alla vigilia del voto di fiducia che, salvo una sorpresa clamorosa, dovrebbe far cadere Bayrou, i discorsi si moltiplicano. E i leader politici stanno già pianificando il futuro. “Non si può accettare la nomina di un Primo Ministro socialista”, ha avvertito oggi Bruno Retailleau, leader dei Repubblicani, alla chiusura del congresso del partito a Port-Marly (Yvelines).
RN A FAVORE DI UN RITORNO ALLE URNE “ULTRARAPIDO”
Alla vigilia della possibile caduta del governo Bayrou in Francia, la leader del Rassemblement national, Marine Le Pen, ha chiesto con insistenza oggi domenica 7 settembre un nuovo scioglimento dell’Assemblea nazionale, affermando di essere pronta a “sacrificare ogni mandato sulla Terra” per ottenere “l’alternanza” e portare il suo partito a Matignon.
Durante il suo tradizionale ritorno politico a Hénin-Beaumont, nel Pas-de-Calais – ormai forziere di voti per il suo partito -, la leader del RN si è detta pronta a “sacrificarsi”. Una minaccia inequivocabile, per la gioia del migliaio di attivisti andati ad ascoltarla nel cortile di una scuola.
In questa campagna, il Rassemblement National sembra mantenere una linea più ferma rispetto al resto della classe politica. Dopo l’incontro con François Bayrou a Matignon, la deputata Marine Le Pen – condannata all’ineleggibilità con pena detentiva provvisoria per appropriazione indebita di fondi pubblici – ha dichiarato di volere “uno scioglimento ultrarapido”. Inevitabile, ma accadrà lunedì? Nessuno lo sa.
POSIZIONE VAGA DELLA SINISTRA
Per ora, il gruppo parlamentare di sinistra non ha preso posizione esplicita sulla questione dello scioglimento. Citando “la necessità di voltare pagina”, Jean-Luc Mélenchon leader de La France insoumise si è limitato a ribadire la volontà del partito di presentare una mozione per l’impeachment di Emmanuel Macron. Da parte sua, Stéphane Peu, presidente del gruppo parlamentare della Sinistra Democratica e Repubblicana, ha delineato su Franceinfo le probabili alternative, tra cui “le dimissioni del presidente, lo scioglimento dell’Assemblea nazionale o un referendum”, senza specificare quale soluzione sostenga maggiormente.
I SOCIALISTI SI PREPARANO
“Se dovesse verificarsi uno scioglimento, vogliamo essere pronti all’interno del Partito Socialista. Ci stiamo lavorando”, ha dichiarato Boris Vallaud a Libération. Pertanto, “data la situazione nel Paese”, il presidente del gruppo parlamentare ha affermato di non aspettarsi uno scioglimento e di non chiedere le dimissioni di Emmanuel Macron, perché queste “circostanze non consentirebbero una campagna seria e pacifica”.
IL “NO” DI MoDem, ENSEMBLE E HORIZONS
I sostenitori di Emmanuel Macron attendono con ansia l’esito del voto di fiducia di lunedì e rivolgono la loro attenzione al Partito Socialista alla ricerca di una forza di riserva all’Assemblea Nazionale. Da parte loro, i socialisti sono pronti a negoziare, ma sulla base di proposte proprie.
I gruppi alleati della maggioranza condividono la stessa posizione comune contro lo scioglimento. Un consenso confermato durante gli incontri organizzati da François Bayrou a Matignon. Inoltre per Laurent Wauquiez, presidente del gruppo parlamentare repubblicano, lo scioglimento “non è una soluzione”. E anche i rappresentanti eletti del gruppo Libertà, Indipendenti, Territori d’Oltremare (LIOT) non vogliono “aggiungere caos al caos” e rifiutano “la logica dello scioglimento”.
BAYROU TORNA SUL MOVIMENTO DEL 10 SETTEMBRE
“Saranno mobilitati tutti i mezzi per evitare che il Paese venga bloccato e che si verifichino violenze”, ha dichiarato François Bayrou a proposito del movimento del 10 settembre. “L’ultima carta rimasta al governo è quella di rendere le proteste impopolari, di instillare paura”, ha intanto denunciato la leader sindacale (CGT), Sophie Binet. Secondo lei l’esecutivo starebbe quindi cercando di rendere “impopolare” il movimento che chiede il “blocco” del Paese il 10 settembre, “spaventando” i francesi e sollevando preoccupazioni sul rischio di violenza.
(di Cristina Giuliano)