Dibattito stucchevole quello tra i due (Debora Serracchiani e Riccardo Riccardi); basti appena pensare che dal 2008 che è stato dichiarato lo stato di emergenza per la realizzazione della terza corsia e che dopo ben 11 anni, l’unico tratto realizzato è quello in terra Veneta da Quarto d’Altino a San Donà di Piave. Evidentemente qualcosa non deve aver funzionato per il meglio.
Per l’esperienza che ho maturato personalmente quale commissario straordinario in diverse emergenze, so bene quali siano le problematiche da affrontare, ma anche la necessità di porre rimedio alle varie situazioni nei tempi più brevi possibili. Non confondiamo le sorti della società di Autovie Venete con le esigenze realizzative della terza corsia. I due temi dovevano essere affrontati separatamente.
Era evidente, fin dall’inizio, che non vi erano le risorse finanziarie necessarie per realizzare un’opera così imponente. E, quindi, la prima domanda che veniva spontaneamente da porsi era quella se fosse veramente necessario un commissario straordinario individuato, non tanto in una figura tecnica, ma in una politica, per di più sprovvisto di qualsiasi dotazione finanziaria.
Scarso contributo può dare un commissario politico privo di portafoglio, tant’è che detto ruolo più che semplificare, pare aver talvolta complicato un quadro già di per se complesso. Il paradosso è che il dibattito di questi giorni attivato dai suddetti protagonisti, verte sull’attribuirsi i meriti di un siffatto capolavoro!
C’è da auspicare che effettivamente nelle prossime settimane, così come annunciato, veda finalmente luce qualche isolato chilometro di terza corsia in terra friulana: da Palmanova a Gonars. A dir il vero sembra sia un po’ poco dopo undici anni di bagarre assoluta sul tema e questo risultato lo si ha non certo per merito della politica, ma delle maestranze che indubbiamente stanno dando il loro massimo impegno con la concreta realizzazione dell’opera.
La terza corsia ha posto la politica, in particolare quella del Governo Renzo Tondo, nella condizione di dover sobbarcarsi tutti gli oneri finanziari per non aver voluto in alcun modo chiedere allo Stato, proprietario della infrastruttura, alcun finanziamento (l’allora Presidente si riempiva la bocca dicendo “fasin di besoi”). Anche se, bisogna dirlo, che un po’ di più, ha fatto Serracchiani ottenendo qualche spicciolo dal Governo nazionale, rispetto alle reali esigenze. Se le risorse finanziarie fossero state già disponibili dall’inizio del commissariamento, come dovrebbe essere buona regola, si sarebbero raggiunti due risultati: il primo che il costo del pedaggio non sarebbe aumentato sino ai livelli attuali; il secondo che i tempi di realizzazione sarebbero stati molto, ma molto più brevi. E, oggi, già potremmo raggiungere le nostre spiagge senza l’incubo delle code e degli incidenti oggi rilevabili quasi quotidianamente.
Libro dai sogni? No, dal momento che ingenti risorse lo Stato ha dirottato su altre iniziati di altre Regioni e che, opportunità che, invece, l’incapacità politica di entrambi i Governi citati della nostra Regione, non hanno saputo gestire.
Quindi, c’è poco di cui vantarsi sia da una parte che dall’altra. Un po’ di umiltà vorrebbe che entrambi facessero una corretta e obbiettiva analisi, anche critica, sul proprio operato anziché pavoneggiarsi.