Gaza, i BRICS a 11 per il cessate il fuoco

Il vertice straordinario online su Gaza ha sancito il debutto dei BRICS allargati a 11 Stati. Da essi la richiesta di stop alle ostilità come sintesi fra posizioni anche molto diverse.

Mentre sono in corso le trattative per la liberazione degli ostaggi israeliani, sale la pressione internazionale per la fine delle ostilità a Gaza e per l’avvio di negoziati per la soluzione a due stati del conflitto israelo-palestinese. Ieri è stata la volta dei BRICS, già nel loro nuovo impegnativo formato a 11 Stati, che al termine di un vertice straordinario online, convocato dal presidente di turno del Coordinamento, il sudafricano Cyril Ramaphosa, hanno emanato un documento riassuntivo congiunto nel quale si condannano le violenze contro i civili di entrambe le parti e viene condannato il trasferimento forzato di cittadini palestinesi sia all’interno di Gaza che nei paesi vicini.

I BRICS11 chiedono “una tregua umanitaria immediata, duratura e prolungata che porti alla cessazione delle ostilità” e hanno ribadito il loro “sostegno agli sforzi regionali e internazionali volti a raggiungere una cessazione immediata delle ostilità, garantendo la protezione dei civili e la fornitura di aiuti umanitari”.
Il vertice che ha visto la partecipazione anche del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è svolto nella forma di riunione straordinaria congiunta dei leaders dei Paesi BRICS (i cinque membri storici: India, Russia, Cina, Brasile e Sudafrica) e dei leaders dei membri BRICS invitati (i 6 membri che entreranno nel Coordinamento dal prossimo primo gennaio: Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran).
Si è trattato di un debutto sulla scena internazionale dei nuovi BRICS allargati a 11, nel formato BRICS+, deciso lo scorso agosto nel vertice di Johannesburg.

I Paesi che compongono il Coordinamento sono assai diversi fra loro, e questo primo allargamento (mentre decine di altri Stati sono in fila per entrare) ne ha aumentato l’eterogeneità. Il legame che da 14 anni tiene insieme i BRICS assomiglia al volo del calabrone, impossibile in teoria perché sfida tutte le leggi della geopolitica, ma nei fatti capace di resistere e di consolidarsi nonostante le innumerevoli e importanti divergenze.
Lo si è visto anche nel vertice straordinario su Gaza. Mentre, come ha osservato Steven Gruzd esperto del South African Institute of International Affairs (SAIIA), la sintesi finale unitaria è sembrata “moderata e in qualche modo equilibrata”, le posizioni dei singoli stati sono molto diverse, addirittura appaiono in alcuni casi antitetiche.

Si va dalla posizione del Sudafrica che risente dall’aver sperimentato per oltre quarant’anni un regime di apartheid, e che più insiste per un cessate il fuoco. Il Sudafrica, insieme a Bangladesh, Bolivia, Comore e Gibuti, la settimana scorsa ha chiesto alla Corte penale internazionale (CPI) di indagare se a Gaza siano stati commessi crimini di guerra. Il presidente brasiliano Lula da Silva ha definito come “atti barbarici” gli attacchi di Hamas e la presa di ostaggi e ha affermato che tali atrocità “non giustificano l’uso della forza indiscriminato e sproporzionato contro i civili”.

L’India invece, che al vertice di ieri era rappresentata (unico tra i Paesi 5 fondatori) non dal proprio numero 1, il presidente Narendra Modi, bensì dal ministro degli Esteri Subrahmanyam Jaishankar, pur sottolineando la necessità di un sostegno umanitario immediato, ha espresso una posizione più morbida verso Israele. Aiutata in ciò anche dall’Argentina del presidente eletto Javier Milei, in attesa di capire se una volta insediato alla Casa Rosada confermerà l’invito del proprio Paese ad aderire al Coordinamento BRICS.
La Cina invece, che già è stata mediatrice del riavvicinamento fra Arabia Saudita e Iran, per bocca del presidente Xi Jinping è sembrata molto determinata nell’indicare la necessità di una soluzione diplomatica a lungo termine al conflitto israelo-palestinese, avanzando la richiesta di una conferenza internazionale di pace che porti alla soluzione a due Stati. Posizione condivisa sia dal principe ereditario saudita e primo ministro Mohammed bin Salman (che ha controbilanciato i soliti toni estremisti usati dall’Iran), che dal presidente russo Vladimir Putin il quale ritiene fondamentale un “cessate il fuoco sostenibile e a lungo termine” per “evitare che altri Stati vengano coinvolti nella guerra”.

Dopo molte iniziative dedicate a questioni prevalentemente economiche i BRICS hanno dato prova, anche nel loro formato a 11, di avere una parte importante da recitare pure sulle questioni della sicurezza e della pace in Medio Oriente e nel mondo.