Milano, 4 ott. (askanews) – La tensione sale in serata, quando la manifestazione nazionale “Stop al genocidio” organizzata dai movimenti palestinesi a sostegno della popolazione di Gaza è già approdata a Piazza San Giovanni. E’ buio quando un gruppo di manifestanti decide di deviare improvvisamente dal percorso prestabilito nel tentativo di raggiungere Santa Maria Maggiore, venendo a contatto con le forze dell’ordine intorno a Piazza dell’Esquilino. Qui alcuni giovani incappucciati lanciano fumogeni contro gli agenti che rispondono con lacrimogeni e l’idrante. “Circa 200 individui travisati, appartenenti ai collettivi antagonisti, hanno tentato a più riprese e in ogni modo di raggiungere il centro storico” e “sono stati isolati, bloccati ed identificati a piazza Santa Maria Maggiore ed in via Lanza”, fa sapere la Questura, sottolineando che si è trattato di episodio isolato “a fronte di un complessivo svolgimento dell’iniziativa che è risultato regolare”.
Fino a quel momento il corteo nazionale promosso dai movimenti filopalestinesi per chiedere lo “stop al genocidio” a Gaza si svolge in modo tutto sommato pacifico. Roma è invasa da una marea umana – un milione secondo le stime degli organizzatori, 250 mila per la Questura – per una manifestazione colorata, partecipata e decisamente rumorosa. Nessun incidente durante il pomeriggio, soltanto cori e slogan contro la premier (“Meloni fascista, sei tu la terrorista”) da parte dei manifestanti che espongono cartelli prendendo di mira Meloni (“Giorgia donna madre cristiana sionista”) e il premier israeliano (Netanyahu criminale di guerra”). Non mancano bandiere di Hamas ed Hezbollah, sventolate dagli attivisti proPal, mentre dietro la testa del corteo spunta uno striscione con scritto “7 ottobre giornata della Resistenza Palestinese”. Ma a scatenare le polemiche più feroci da parte del mondo politico è stato l’atto di vandalismo compiuto in mattinata sulla statua di Papa Giovanni Paolo II davanti alla stazione Termini, imbrattata con una scritta ingiuriosa contro Wojtyla e con il simbolo della falce e martello.
Al grido di “siamo tutti antisionisti” i manifestanti, partiti da Piramide, sfilano lungo le vie del centro della Capitale passando dal Colosseo per raggiungere piazza San Giovanni. Al corteo, accanto agli organizzatori, partecipano anche Cgil, sindacati di base, associazioni come Anpi e Arci e diversi movimenti studenteschi ma anche migliaia di cittadini comuni. A Roma si riuniscono anche centinaia di antagonisti, anarchici e militanti dei centri sociali provenienti da tutta Italia. Imponente il piano per l’ordine pubblico messo a punto da Questura e Prefettura: lungo il percorso sono stati schierati migliaia di agenti in tenuta antisommossa, blindati e idranti, con presidi anche nei luoghi considerati più sensibili come le vie di accesso al quartiere ebraico.
La macchina per la sicurezza scatta di prima mattina, con controlli a tappeto su pullman e veicoli in arrivo nella capitale. La Questura fa sapere che a bordo di una macchina e due pullman sono state sequestrate maschere antigas, indumenti usa e getta utilizzati per scongiurare il rischio di identificazione da parte delle Forze di polizia, alcune aste metalliche ed in legno. Tutti “materiali non compatibili con un approccio pacifico alla manifestazione”, secondo la polizia: così una sessantina di persone finiscono in Questura anche per eventuali misure di prevenzione come il foglio di via obbligatorio dalla provincia di Roma e divieto di ritorno nella Capitale.
Il corteo si conclude in una piazza San Giovanni gremita di manifestanti, lasciandosi dietro un fiume umano lungo le vie del centro di Roma. Quando la testa della manifestazione è già giunta a destinazione, la coda si trova ancora al punto di partenza, con decine di migliaia di persone disseminate lungo il percorso. E’ un gruppo di 200 antagonisti a creare le uniche problematiche sul fronte dell’ordine pubblico nell’ambito di una manifestazione condotta in maniera pacifica e ordinata da decine di migliaia di persone.