Milano, 2 nov. (askanews) – I punti della riforma sulla separazione delle carriere che mettono a rischio l’indipendenza dei magistrati sono “più di uno: la creazione di un Csm dei pm separato da quello dei giudici; il sistema di nomina, per sorteggio indiscriminato dei componenti magistrati di entrambi; la creazione dell’Alta corte disciplinare e la sua composizione. Riducono a un lumicino indipendenza e autonomia dei magistrati, garanzia per la tutela dei diritti della persona. Con un paradosso: aumenta il potere dei pm che il legislatore diceva di voler limitare”. Lo afferma il magistrato Gherardo Colombo, ex pm dello storico pool di Mani Pulite, in un’intervista al Corriere della Sera.
“Le regole costituzionali che presidiano la separazione dei poteri si fanno proprio per evitare che si retroceda nella architettura necessaria ad uno Stato di diritto. Separazione dei poteri vuol dire ordine giudiziario indipendente e autonomo dal potere esecutivo”, osserva Colombo che prosegue: “Creare due Csm genera una struttura dell’ufficio inquirente molto autoreferenziale, che dovrà per forza prima o poi essere limitata, con un controllo dell’esecutivo sulla politica della repressione dei reati: il super potere del pm dovrà essere limitato. Nel contempo per i giudici l’organo di governo autonomo risulterà molto indebolito poiché non potranno eleggere i suoi componenti, che si dovranno sorteggiare, mentre la componente laica sarà comunque, seppure in via mediata, di espressione elettiva, quindi verosimilmente partitica come già accade ora”.
Con l’istituzione dell’Alta corte, spiega ancora l’ex pm di Tangentopoli, “si sottrae il giudizio sulla disciplina di giudice e pm al Csm, l’organo che si occupa di tutti gli altri aspetti della sua vita professionale e ne conosce ogni particolare e criticità. Nell’Alta corte si aumenta il numero dei membri di nomina parlamentare rispetto a quelli sorteggiati tra i magistrati. Sempre con i primi estratti da un elenco di scelti e i secondi ù cosa che in genere non dispiace ai conservatori ù tra gli apici della carriera, i magistrati di legittimità. L’attuale rapporto di 30 magistrati a 10 laici, diventerebbe in ciascun Csm di 9 magistrati a 6 laici. Si passa da due terzi a un terzo nei Csm, a tre quinti e due quinti nell’Alta corte”.
Infine una riflessione sulle parole dell’ex collega Di Pietro che si è detto favorevole alla riforma: Non mi sorprende. A volte mi vien da pensare che, per la sua persona, avesse già anticipato la riforma ai tempi suoi”.

