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giovedì, 18 Settembre, 2025
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Giustizia, caos alla Camera dopo il voto sulla separazione delle carriere: le opposizioni contro il governo

Roma, 18 set. (askanews) – L’Aula della Camera ha approvato in terza lettura la riforma costituzionale della giustizia sulla separazione delle carriere con 243 voti a favore e 109 contrari. Il ddl torna al Senato per l’ultimo sì. Non essendo stata raggiunta la maggioranza assoluta sarà necessario un referendum confermativo. Subito dopo il voto sulla riforma costituzionale è scoppiato il caos in Aula alla Camera. Le opposizioni, hanno denunciato la scorrettezza di vedere applaudire anche gli esponenti del governo. Chiara Braga del Pd, l’ha definita “scena patetica” in cui “anche il ministro degli esteri si è alzato per applaudire”. Il vicepresidente della Camera Sergio Costa ha cercato di calmare gli animi e dare la parola alla capogruppo Pd che voleva intervenire sull’ordine dei lavori ma non è essendoci riuscito ha sospeso la seduta per alcuni minuti.

La riforma costituzionale della giustizia, che oggi è stata approvata in terza lettura dalla Camera e ora torna all’esame del Senato per il quarto passaggio parlamentare in vista del referendum confermativo in programma a primavera 2026, prevede una separazione strutturale tra magistratura requirente e giudicante, il conseguente sdoppiamento del Csm e l’istituzione di un’Alta Corte Disciplinare per i magistrati. Il disegno di legge interviene sull’art.104 della Costituzione introducendo una separazione netta tra le funzioni di requirente e giudicante. Allo stato attuale si accende in magistratura attraverso un concorso unico, i magistrati possono svolgere funzione tanto di giudicante quanto di inquirente e hanno la possibilità di cambiare ruolo nel corso della loro carriera. Un assetto che la riforma ribalta, prevedendo un concorso che obbliga a scegliere sin dall’inizio la carriera di giudicante o di requirente: in pratica, non sarà più possibile “migrare” da un ruolo all’altro.

Così anche il Csm, che attualmente gestisce nomine, trasferimenti e adotta provvedimenti disciplinari per pm e giudici, si sdoppia in due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente. La presidenza di entrambi gli organi è attribuita al Presidente della Repubblica, mentre sono membri di diritto del Consiglio superiore della magistratura giudicante e del Consiglio superiore della magistratura requirente, rispettivamente, il primo Presidente della Corte di Cassazione e il Procuratore generale della Corte di Cassazione.

Novità anche sulla composizione dei due Consigli: saranno estratti a sorte, per un terzo da un elenco di professori e avvocati compilato dal Parlamento in seduta comune e, per i restanti due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti. Si prevede, inoltre, che i vicepresidenti di ciascuno degli organi siano eletti fra i componenti sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento.

A vigilare sull’operato dei magistrati (compito attualmente in capo al Csm) sarà istituita un’Alta Disciplinare, composta da 15 giudici: 3 nominati dal presidente della Repubblica; 3 estratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento in seduta comune; 6 estratti a sorte tra i magistrati giudicanti in possesso di specifici requisiti; estratti a sorte tra i magistrati requirenti in possesso di specifici requisiti.

Una volta incassato il secondo via libera dall’aula di Palazzo Madama, il disegno di legge costituzionale sarà sottoposto a referendum: saranno i cittadini italiani, a primavera prossima, a decidere se approvare o bocciare la riforma che ridefinisce per sempre l’assetto della magistratura italiana.